Mi concedo almeno un romanzo di Simenon al mese e questo mi è piaciuto molto. Personaggi molto intriganti e sempre in linea con la scrittura perfetta di Simenon
La prigione
«Quanti mesi, quanti anni ci vogliono perché un bambino diventi un ragazzo, e un ragazzo un uomo?».
«È in questa deflagrazione feconda e inarrestabile di personaggi e situazioni che risiede la grande capacità del Simenon narratore». - Alessandro Tacchino
Ad Alain Poitaud, direttore appena trentaduenne di un settimanale di enorme successo, bastano poche ore per smettere di essere l’uomo che è stato e «diventare un altro». Accade in una piovosa sera di ottobre, allorché, tornando a casa per cambiarsi in vista di una cena in compagnia della moglie Jacqueline e della piccola corte di cui è solito circondarsi, trova ad aspettarlo davanti al portone un ispettore della Polizia giudiziaria. Poco dopo, al Quai des Orfèvres, si sentirà dire che Jacqueline ha ucciso la sorella minore, Adrienne, con un colpo di pistola, chiudendosi poi in un mutismo assoluto. La stampa ci metterà poco a scoprire che con Adrienne, per parecchi anni, Alain è andato a letto regolarmente, e parlerà di «dramma della gelosia», ma lui – l’uomo cinico, superficiale, mondano, il donnaiolo incallito sempre pronto a fare dell’ironia – comincerà a chiedersi quale sia stato il vero motivo di quel gesto. E mentre la polizia conduce la sua indagine, si interrogherà su quella giovane donna accondiscendente e discreta (tanto che fin dall’inizio l’ha chiamata Micetta), che ha sposato quasi per gioco, che gli è sempre stata accanto senza chiedere niente – ma, soprattutto, in un crescendo di smarrimento e di angoscia, si interrogherà su se stesso.
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Collana:
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Laura 01 gennaio 2025Bello
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Renzo 20 novembre 2024Il movente
In La prigione abbiamo un protagonista assoluto, Alain Poitaud, direttore trentaduenne di un periodico a grande tiratura; l’uomo avrà la vita sconvolta da un evento tremendo, cioè l’uccisione della cognata a opera di sua moglie, fatto tanto più insolito, considerati i rapporti intercorrenti fra l’assassina e la vittima, cioè si tratta di due sorelle. Quest’uomo, con una moralità solo apparente, che va a letto con tutte e che aveva intrecciato una lunga relazione con la cognata, terminata alcuni mesi prima del misfatto, cercherà di capire, indagherà sul movente finendo inevitabilmente per cercare in se stesso. Ne esce un quadro sconfortante, non solo individuale, ma anche di una borghesia fatta di gesti ripetuti in cui l’apparenza è la sostanza, dove l’immoralità è consuetudine diffusa, un quadro deprimente in cui si bruciano esistenze senza concrete e durature soddisfazioni. La prigione è un romanzo non proprio lineare, anzi tortuoso, come se Simenon, nella preoccupazione di far conoscere al protagonista se stesso abbia preferito un po’ tralasciare le esigenze dei lettori, che a volte si trovano perplessi di fronte all’evoluzione della trama. Tuttavia la mano sicura e l’esperienza dell’autore evitano che la vicenda deragli, anzi, grazie a una trovata geniale, verrà riservato un finale inatteso che non potrà che soddisfare il lettore facendo dimenticare alcune parti della struttura non proprio realizzate come si deve. Il romanzo, pur essendo intrigante, non è tuttavia a livello dei migliori di Simenon; mancano le atmosfere di quelli d’anteguerra, l’analisi psicologica, se pur sempre presente, è meno attenta e si possono notare certe forzature nella descrizione dei personaggi che in passato apparivano invece più naturali. Resta comunque senz’altro leggibile.
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Any 13 marzo 2024La prigione
Simenon non delude mai, ottimo romanzo
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