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Padre quotidiano - Gianni Amelio - copertina
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Padre quotidiano

Descrizione


La rievocazione degli anni inquieti in cui si aprì la stagione delle migrazioni, che continua a riversare sulle coste italiane il suo carico di dolore e morte, è addolcita dalla nascita di un legame affettivo che sfida i pregiudizi e s'impone con la forza necessaria per arginare l'indifferenza comune.

Quando di un bambino si dice "è il ritratto di suo padre, gli ha staccato la testa", il papà si gonfia di orgoglio. Invece sognavo un figlio al quale, con pazienza e fortuna, potessi un giorno somigliare io.

«Ethem mi venne incontro per salutarmi, ma non come faceva di solito, accostando le guance per tre volte. Adesso mi tenne stretto, mi si aggrappò addosso. Poi gli uscì una frase che forse mi aveva già detto altre volte, e c'era la parola bir, figlio. L'assistente tradusse sottovoce, perché anche a lui suonava strano quello che doveva ripetere: "Fino a oggi è stato figlio mio. Da domani sarà figlio tuo".» Durante le riprese di Lamerica, nel 1993, Gianni Amelio riceve da Ethem Zekaj, padre del giovane albanese il cui sguardo riempie l'ultima immagine del film, una proposta sconcertante che è, insieme, un ordine e una preghiera, e ha il potere di risvegliare in lui, il «regissore» italiano, le tracce di un'antica ferita, l'assenza di un altro padre - il suo - conosciuto troppo tardi. Fra slanci emotivi e incomprensioni, reciproca diffidenza e imprevedibili affinità, in un dialogo che vive soprattutto di silenzi, il rapporto con Ethem, personaggio chiave della storia, si fa sempre più profondo. E Amelio racconta come abbia deciso di adottare quel ragazzo, onorando l'atto d'amore di un padre pronto a separarsi da suo figlio per dargli un futuro meno incerto. La narrazione di questa esperienza intima acquista nelle pagine del libro un profondo respiro corale: l'apprendistato di padre putativo è scandito dalle fasi della travagliata lavorazione del film e dal ritratto di un'Albania ancora schiacciata dalle macerie della dittatura, tanto lontana dall'Italia di allora e tanto simile alla Calabria del dopoguerra, dove Amelio ha vissuto la sua infanzia. Sospeso fra due paesi, due caratteri, due culture, "Padre quotidiano" rievoca gli anni inquieti in cui si aprì la stagione delle migrazioni via mare, che continua a riversare sulle coste italiane il suo carico di dolore e di morte. Ma il ricordo viene qui addolcito, quasi purificato, dalla nascita di un legame affettivo che sfida i pregiudizi e s'impone con la forza necessaria per arginare l'indifferenza comune. Una vicenda personale diventa simbolica, scava a fondo nel privato, anche con durezza, fino a raggiungere un'emozione che ci coinvolge tutti.
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Dettagli

2018
27 febbraio 2018
157 p., Brossura
9788804686002

Conosci l'autore

Gianni Amelio

1945, Catanzaro

Gianni Amelio si è laureato in Filosofia. Inizia a lavorare come aiuto regista e operatore negli anni Sessanta. Il debutto come regista risale al 1970 quando dirige la pellicola La fine del gioco, programma sperimentale della RAI. Gianni Amelio, nel corso della sua carriera ha vinto numerosi premi internazionali. Tra i film che ha diretto ricordiamo Colpire al cuore, Porte aperte, Il ladro di bambini, Lamerica, Cosí ridevano, e Le chiavi di casa; Tra i suoi libri: Lamerica (Einaudi, 1997), diario di lavorazione del film omonimo, Così ridevano (Lindau, 1999), Il vizio del cinema. Vedere, amare, fare un film (Einaudi, 2004), Le chiavi di Casa (marsilio, 2004), La stella che non c'è (Marsilio 2006), Un film che si chiama desiderio (Einaudi, 2010), L'ora...

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