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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2014
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Regina del giallo francese sin dal 1985 (anno del suo esordio nella narrativa ) l'ex archeozoologa Fred Vargas non ha scritto solo libri sul commissario della polizia parigina Jean-Batpiste Adamsberg, il suo personaggio più famoso. Dell'altro elenco fanno parte un paio di romanzi gialli autonomi, ultimo dei quali "Prima di morire addio" (Einaudi, 2010). La storia prende il via con l'assassinio di Henri Valhubert, notissimo esperto di arte giunto a Roma per indagare su uno "scarabocchio" attribuito a Michelangelo e appena trafugato. All'Ecole francaise de Rome studia suo figlio Claude Valhubert, agitatissimo e affascinante, il quale vive insieme a un suo coetaneo di nome Thibault Lescale, bellissimo e dalla mente eccezionale. Thibault divide una borsa di studio con David, amorale esaltato con una fascinazione per gli imperatori dell'Antica Roma tanto da ribattezzarsi Nerone e gli amici Claudio (Claude) e Tiberio (Thibault). Amica di questo superbo "triumvirato" è Gabriella Delorme, protetta del monsignor Lorenzo Vitelli, amico intimo di Laura, la moglie di Henri Valhubert, che ha frequentazioni malavitose e nasconde natali segreti. Lo stile inconfondibile di Fred Vargas si cala in un'ambientazione inedita per l'autrice. Non abbiamo un solo personaggio eccentrico ma tantissimi qui, tanto che (sebbene siano tutti ben delineati) non risulta esserci un vero e proprio protagonista, nessuno cui affezionarci veramente, e il colpevole probabilmente si rivela prima del tempo. Plauso alla traduzione che restituisce la raffinatezza e l'ironia del surreale tocco Vargas, anche se in questo caso avremmo preferito la traduzione latina dell'originale francese: "Morituri Te Salutant"...
Purtroppo la lettura non è stata all’altezza delle mie aspettative; non ci sono particolari colpi di scena e la conclusione risulta abbastanza scontata
Dopo aver letto tutti gli altri della Vargas (che non ho recensito, ma che mi sono piaciuti molto) mi aspettavo di meglio. Nessuna suspence (già dalla foto di copertina immaginavo l'assassino), nessuna sorpresa, nessuno spessore dei personaggi, nessuna concessione all'ambiente (eppure Roma val bene Parigi, o la Normandia). C'è da chiedersi: perché l'ha scritto? Forse la risposta è nel bel racconto orwelliano "Sull'orlo del precipizio" di Manzini, che per strana coincidenza ho acquistato nella stessa data, e che consiglio all'Autrice, o per lo meno alla traduttrice. Ribadisco, una delusione quale si prova da ché ci si innamora di un Autore
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