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Un capitolo della biografia nietzschiana, quello più drammatico e risolutivo: il soggiorno a Torino, la città, le lettere, le allucinazioni...
La figura di Nietzsche, dopo anni di appannamento e in taluni casi di pesante ostracismo ideologico-politico, ha ripreso quota come uno dei punti di riferimento su cui misurare la montante crisi di civiltà, di valori, di schemi interpretativi. Occorre subito aggiungere che accanto ai tentativi seri di ripensare Nietzsche nell’orizzonte culturale di oggi, si sono moltiplicate le manifestazioni incomposte degli adepti e i clamori di una risorta moda nietzschiana. La bibliografia del filosofo, già sterminata, ha ripreso a crescere. Questo libro si muove controcorrente, perché invece di contribliire al flusso delle interpretazioni, vuole ricondurre il discorso su Nietzsche alla ricerca dei dati e delle verifiche elementari, senza i quali nessun discorso può reggersi; cerca cioè di contrastare la ripullulante mitologia mediante una precisa ricostruzione dei fatti. Ci viene qui offerto un capitolo della biografia nietzschiana, quello piú drammatico e risolutivo, ripercorso attraverso documenti, spesso inediti, e ostinate indagini e confronti di opinioni e di episodi. Il soggiorno e la «catastrofe» di Nietzsche a Torino sono posti al centro di un quadro animato: la città e la sua vita, e in esse giorno per giorno i passi del filosofo per le strade e lungo il fiume, i suoi incontri con la gente e la cronaca locale, le lettere, i pensieri, le allucinazioni, le sofferenze. Le cartelle cliniche di Basilea e di Jena qui pubblicate, chiudono nel loro linguaggio sinistro e straziante una vita tormentata, che conobbe a Torino la sua effimera e non tutta infelice estate di San Martino. Nelle pagine di Verrecchia un ritratto dal vero prende forma, occasione a ripensare un eccezionale destino umano e intellettuale e invito a diffidare della leggenda.
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