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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Che viaggio ragazzi, passare nel breve spazio di 300 pagine dallo sbocciare al decadere di una vita incarnata. Sarebbe un dirio che tutti noi dovremmo tenere. Del resto come scrive il prof siamo "esseri respiranti".
Un libro che è solo apparentemente materialista ma che in realtà è delicato e profondo perché ci riconduce ad una consapevolezza comune, a quella grande solitudine nella quale ognuno vive le sue intime esperienze senza esternazione alcuna ma con la perenne paura della morte, propria e di chi si ama. Non è solo la storia di un corpo ma di ogni essere umano, con i suoi toni intensi che salgono e scendono, con poche gioie e felicità che vengono ricordate in modo indelebile, con i grandi dolori, i fallimenti, le inquietudini e le angosce che ci si imprimono per sempre dentro e gridano, attraverso il corpo, le ferite dell’anima. Da leggere come una cruda verità, diretta e disorientante, che non può non coinvolgere e nella quale è impossibile non riconoscersi mentre attraversiamo il percorso comune dell’esistenza.
Anticonvenzionale e meraviglioso diario dei mutamenti che il corpo dello scrittore subisce dai 12 anni di vita fino alla sua morte. E se all'inizio detti cambiamenti sono lo specchio dell'anima, delle sensazioni ed emozioni che invadono il corpo, verso la fine della vita è la fisicità del corpo che prende il sopravvento dettando il sentire. Diario che partendo con ironia dal corpo arriva con dolcezza all'intimità. "Se bisogna finire che sia a tutta velocità, nel punto più duro della salita, cominciare piano piano, certo, riflettere bene all'inizio, va da sé, ma finire a tutta birra, senza risparmiarsi, in fondo si tratta del principio di accelerazione, noi non siamo dei proiettili a caduta morbida, siamo cannonate di coscienza lanciate sulla china sempre più scoscesa della vita".
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