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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
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Il libro mi è piaciuto molto, come del resto ogni libro scritto dalla Amiry. Sicuramente questo è un testo diverso rispetto al suo ultimo lavoro "Damasco". In questo libro la Amiry ci offre uno spaccato di vita quotidiana durante l'occupazione israeliana. Lo stile è sempre quello sarcastico e pungente che tanto amo di questa autrice, ma al contempo una testimonianza autentica dei riflessi che l'occupazione ha sulle vite intime delle persone. Viene fatto perciò un focus sulle singole storie e non sulla tragedia di un intero popolo. Quello che più apprezzo dei suoi libri è che la Amiry riesce a rendere la tragicità della condizione di questo popolo, senza indurre in dettagli macabri o in fatti eclatanti per cui sarebbe facile provare rammarico. E invece lei sorvola sugli eventi più cruenti e indugia piuttosto sulle emozioni umane..Le emozioni di un popolo in gabbia da ormai troppi anni.
Romanzo drammaticamente attuale, solo all'apparenza spensierato, quando non scanzonato. Nell'apparente leggerezza dello scorrere della trama, infatti, è possibile scorgere il dramma di una popolazione sfiancata da uno stato di belligeranza che sembra essere interminabile, e che si ripercuote su ogni aspetto della vita della gente comune. Non a caso l’autrice non ha voluto, in questa denuncia, mettere a nudo i disastri con cui si confronta per lavoro (ovvero i danni al patrimonio architettonico), ma i piccoli guai riscontrati nella vita della sua famiglia, a testimonianza del fatto che non esiste nulla che funzioni quando le cose vanno così.
Colpisce in questo libro la freschezza con cui vengono narrate le difficoltà quotidiane di un intero popolo. In poche pagine, scritte in modo semplice e addirittura accattivante, l'autrice riesce a trasferirci nella sua patria, e nel vissuto quotidiano della sua gente, raccontandoci come si traducano nella realtà, e nella vita di tutti i giorni, gli eventi che tutti noi conosciamo solamente dalle notizie che rimbalzano sui giornali e nei telegiornali di tutto il mondo. La freschezza e l'ironia non cancellano la sofferenza, anzi, trasferendola dalla politica internazionale al quotidiano, riescono a coinvolgere ancora maggiormente il lettore.
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