Le «prospettive» di Malaparte
È possibile affermare che in una rivista, più che in un libro, la parte viva della cultura, della letteratura, della politica, ha avuto un punto di riferimento, lo spazio dove esprimersi, pagine per veicolare idee, animare confronti e polemiche, costruire dibattiti. Fare una ricognizione di questo substrato estetico-ideologico vuol dire riportare alla luce la vita intellettuale e letteraria di un’epoca, di un momento della storia, per comprenderne i significati e rileggere il background dei fenomeni culturali di un periodo sociale. Nel volume sono raccolte le schede dell’indice ragionato della rivista «Prospettive»: nel loro contenuto è registrato ciò che è apparso durante i sette anni di vita (1937-1943) nella fase finale del fascismo e in piena seconda guerra mondiale. Fondata e diretta da Malaparte (dopo l’arresto nel ’33 «per manifestazioni di antifascismo all’estero» e il confino a Lipari), finanziata tuttavia dal Ministero della Cultura Popolare, articolatasi in due serie (politica e letteraria), collocandosi dopo «Solaria», contemporanea a «Il Frontespizio», «La Riforma letteraria», «Campo di Marte», «Corrente di vita giovanile», «Argomenti», «Primato», «Letteratura» (dopo verranno «Rinascita», «Società», «Il Politecnico»), «Prospettive» si è mossa tra cultura fascista, europeismo e letteratura e vi hanno collaborato i nomi più importanti di quegli anni (molti dei quali sgraditi al regime per motivi razziali o perché comunisti): Abbagnano, Alvaro, Anceschi, Bacchelli, Bigongiari, Bo, Bontempelli, Bottai, Contini, d’Annunzio, Debenedetti, Della Volpe, Falqui, Galluppi, Gatto, Landolfi, Luzi, MecLeish, Macrì, Montale, Morante, Moravia (che, amico e segretario di Malaparte, lo ha anche sostituito firmandosi «Pseudo» come direttore quando Malaparte era inviato speciale sul fronte orientale), Palazzeschi, Penna, Pintor, Petroni (regolarmente stipendiato, poi arrestato dai fascisti e consegnato ai nazisti), Prezzolini, Saba (un altro amico ebreo), Savinio, Sereni, Sinisgalli, Solmi, Spagnoletti, Traverso, Vigorelli, Vittorini ed altri. Sulle pagine della rivista sono apparsi disegni di artisti come Tamburi, Sassu, Scipione, De Chirico, Guttuso, Maccari, Picasso. Si pensi ai nomi di Freud, Proust, Gide, Aragon: «Si deve soltanto all’ignoranza grassa dei fascisti e dei dirigenti del Ministero della Cultura Popolare se Prospettive ha potuto vivere, sebbene con molte noie e pubblicare quello che ha pubblicato», diceva Malaparte e così, nella serie letteraria, la rivista parteciperà al dibattito tra ermetismo e antiermetismo, dedicherà numeri al surrealismo (proibito), all’esistenzialismo (vietato in Germania, ma che Malaparte aveva argomentato prima di Sartre), al rapporto romanzo-prosa d’arte, alla poesia, alla pittura (il fascicolo intitolato Paura della pittura era stato compilato da Guttuso, militante comunista), critica letteraria, narrativa ed ospiterà traduzioni di Eluard, Hölderlin, Breton, Rilke, Lorca (ucciso poi dai franchisti), Alberti, Jiménez, Machado, Hofmannsthal, Lautréamont, Claudel, Joyce, Keats, Pound, Rilke e inediti di Campana. Il numero intitolato Sangue operaio era formato dagli articoli che Malaparte aveva scritto per il «Corriere della Sera» da Leningrado ma la censura aveva proibito di pubblicare. La rivista fu, quindi, una sorta di «officina» che voleva lavorare per una nuova letteratura, il cui punto morale fosse la fedeltà ad un modello superiore di libertà (quando tutto era proibito) sentita come ricerca etica. «Prospettive» allora non è soltanto un percorso letterario, ma anche la storia delle idee di un uomo diverso dagli altri e getta altresì una luce nuova sullo scrittore Malaparte e sulla sua indiscussa vocazione letteraria, contribuendo a mettere meglio a fuoco il ruolo e la sua fisionomia di intellettuale dissenziente all’interno del complesso periodo fascista.
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Autore:
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Anno edizione:2014
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In commercio dal:6 novembre 2015
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