Questo è il classico libro che ti viene regalato e che rimane in libreria fino a quando non hai di meglio da leggere ma nonostante questo una volta iniziato a leggere l'ho finito in pochissimo tempo. La storia è raccontata dal punto di vista di Giovanna una ragazzina con una sorellina un pò speciale che tutti chiamano Pulce affetta da autismo.Una storia di tante famiglie che si ritrovano con una sitazione a volte più grande di loro, una storia di famiglie che nonostante tutto hanno trovato la loro armonia, i loro tempi e spazi, il loro modo di mangiare e di vivere.mi sono immedesimata molto nella ragazzina e nella sua mamma che combatte per dare alla sua piccola il meglio che una mamma possa desiderare...un libro che consiglio soprattutto per la delicatezza della trama raccontata però con tanta gioia e ironia.
Pulce non c'è
A raccontarci Pulce e il suo mondo speciale è la sorella Giovanna, con la sua voce ironica, candida, intelligente, divagante. Pulce è una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti più forte che può. Quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c'è. "Provvedimenti superiori" hanno deciso che loro non sono più dei buoni genitori, e Pulce è stata portata nella comunità Giorni Felici. Anita e Giovanna possono farle visita una volta alla settimana, "sotto lo sguardo soldato di un'educatrice". Papà Gualtiero, invece, sua figlia non può vederla, perché su di lui grava una mostruosa accusa. Giovanna ha solo tredici anni quando comincia questa "storiaccia". È una ragazzina curiosa, con qualche tic nervoso e un gruppetto di amici immaginari. E proprio grazie alla sua immaginazione vispa e intelligente, alla sua potente capacità inventiva, Giovanna ci racconta senza retorica e senza patetismi lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Il suo sguardo singolare, il suo punto di vista spostato, ci fa vedere improvvisamente le cose, rende intellegibile ciò che anche gli adulti faticano a capire.
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Autore:
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Anno edizione:2011
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Un libro molto bello e coinvolgente non solo per l’argomento trattato, ma anche per lo stile. Leggere la vicenda drammatica dell’allontanamento di una bambina disabile dalla propria famiglia attraverso gli occhi perplessi ma ironici della sorella adolescente, da un lato sdrammatizza la vicenda perché evita il melodramma e dall’altra riesce a rendere in maniera più viva e partecipe tutta l’assurdità della vicenda. Mi è piaciuto moltissimo l’escamotage della ragazzina che traduce i dialoghi burocratici degli adulti in un modo così ironico da riuscire ad evidenziare l’assurdità di una situazione kakfiana. Ho apprezzato molto l’uso, credo voluto dall’autrice, di parole piemontese “italianizzate”, in particolare la nonna che “supata” le nipoti: l’espressione “supatare” mi fa fatto ricordare una mia zia che “supatava” in continuazione le nipoti ed era il nostro incubo! Un altro aspetto che mi ha colpito molto è il momento in cui alla madre chiedono di fare velocemente le valigie per la figlia scatenandole un dramma: mi ha fatto pensare a mia madre perché anche per lei preparare le valigie è quasi un rito che dura giorni e giorni e se le dovesse succedere di preparare una valigia in pochi minuti andrebbe in tilt. Proprio per questo, la descrizione di fare le valigie, atto in sé banale, mi ha fatto comprendere perfettamente l’angoscia e l’ansia di una madre a cui hanno portato via una figlia. Insomma, mi è piaciuto molto sia per l’argomento così toccante che per lo stile con cui è stato descritto.
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