Libro che fa arrabbiare, dispiacere ma soprattutto riflettere. Analizza in modo eccezionale l’Italia dei primi anni cinquanta tramite una famiglia romana composta dai coniugi Valeria e Michele e dai figli Mirella e Riccardo. Il romanzo è il diario di Valeria in cui racconta di un momento di forti cambiamenti familiari ma anche culturali in cui si scontrano modi di pensare e agire diversi; tra genitori e figli, tra coniugi e tra fratelli si apre una voragine che rende difficile comunicare e capirsi a vicenda. Valeria si interroga sul sul ruolo di moglie, madre e sopratutto donna grazie alla figlia Mirella che, con le sue azioni guidate da idee femministe, la costringe a confrontarsi con i suoi ideali e sulla morale che finora ha sempre seguito ciecamente. La scrittura è scorrevole e molto piacevole, i personaggi sono costruiti molto bene e la trama, nonostante sia piuttosto lineare, non è banale e seguita in modo logico e coerente.
Quaderno proibito
«Ho fatto male a comperare questo quaderno, malissimo. Ma ormai è troppo tardi per rammaricarmene, il danno è fatto»: con queste parole inizia il suo diario Valeria Cossati, la protagonista di questo romanzo, una donna della classe media nell'Italia degli anni Cinquanta. Poco più di quarant'anni, due figli grandi, un marito disattento, un lavoro d'ufficio che svolge senza apparente passione, Valeria è assorbita dal ritmo "naturale" della quotidianità piccolo-borghese, schiacciata, senza quasi rendersene conto, tra i suoi ruoli di moglie, madre, impiegata. Un giorno però, colta da un impulso che a lei stessa appare irragionevole e inspiegabile, acquista un taccuino su cui comincia ad annotare fatti minuti e riflessioni. Nello spazio "proibito" della scrittura, Valeria scopre i conflitti sotterranei che pervadono la sua esistenza, le aspirazioni frustrate, i risentimenti nascosti; dà voce a una vita interiore da anni sopita, esprime una propria individualità, una precisa coscienza rivelata dai gesti e dai pensieri della vita quotidiana. Pubblicato a puntate tra il 1950 e il 1951, e un anno dopo in volume, Quaderno proibito è considerato il capolavoro di Alba de Céspedes, un libro che è testimonianza storica di un'epoca e tributo a una generazione pre-femminista decisiva per tutte le rivoluzioni successive; ma soprattutto una magistrale prova letteraria capace di svelare l'identità, frammentata e mutevole, dell'essere umano. Prefazione di Nadia Terranova.
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