Qualcosa nel modo in cui sbadiglia

Jolanda Renga con parole delicate ma precise racconta di una ragazza speciale a modo suo, come tutte, che si guarda allo specchio, parlandoci di sé e di chi, come lei, vuole trovare il coraggio per affrontare le proprie paure.

Allora mi sdraiavo, chiudevo gli occhi e cercavo di immaginare la sensazione del mondo che si richiudeva sopra di me, mentre io stavo immobile e aspettavo che finisse, per scoprire com'era fatto l'interno, per scoprire se, almeno lì, potevo prendermi una pausa dal rumore e dal silenzio, e da me. Quanto sarebbe più facile se per crescere ci fosse un libretto di istruzioni? Se ci fossero delle regole e delle lezioni chiare da seguire? Purtroppo non è così e Giaele si trova a dover imparare tutto sulla sua pelle mentre la realtà intorno a lei evolve: si colora dei primi amori, i primi no, detti e ricevuti, l'amore più grande di tutti, quello per il suo papà, che non sempre le fa bene, una mamma complice, delle amiche meravigliose, ma complicate. E su tutto la disperata ricerca di un equilibrio, di una normalità tanto voluta, che sembra scapparle sempre dalle mani. Giaele è all'ultimo anno di liceo quando si trova a tirare le fila di quello che è successo fino a quel momento. Sì, perché è stata per molto tempo bloccata in un limbo in cui si è sentita "troppo grande per certe cose, troppo piccola per altre, già adulta nella testa ma bambina nel corpo, nel cuore". Ma cos'è normale? E cosa significa davvero amare? A volte sono proprio le storie semplici quelle capaci di emozionare di più, perché risuonano vicino al cuore.