Per Ritsos il mito greco costituisce l'archetipo del presente. È per questo che celebri personaggi del passato (Elena, Agamennone, Oreste, Aiace ed altri) riprendono vita, reincarnandosi in omonimi (peraltro quasi anonimi) del nostro tempo, ormai più vicini a noi che non al loro remoto passato. Particolarmente intrigante l'episodio di Elena...
Quarta dimensione
“Quarta dimensione” è il capolavoro del poeta greco Ghianni Ritsos, uno dei maggiori poeti del secolo scorso, scomparso nel 1990. Sono 17 monologhi drammatici ispirati ai personaggi più noti della mitologia greca, quasi tutti scritti durante i lunghi anni di detenzione di Ritsos nei campi di concentramento del regime militare del colonnelli, che con un colpo di Stato prese il potere in Grecia dal 1967 al 1974. La maschera della mitologia serviva al poeta per eludere la rigida censura del regime: infatti, fingendo di scrivere della classicità, Ritsos denunciava le malefatte e la tragica realtà di un Paese schiacciato dalla morsa dei moderni tiranni.
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Anno edizione:2020
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In commercio dal:4 giugno 2020
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Marigat 09 gennaio 2025metempsicosi del mito
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Heppy 06 aprile 2024Unico nel suo genere
Ghiannis Ritsos riesce, in quest'opera formidabile, a trasporre portandoli nella contemporaneità, una serie di personaggi quali Filottete, Agamennone, Ifigenia, Elettra e molti altri. Le loro figure immortali ci ricordano quanto il mito possa essere intriso di una profonda umanità, ed il loro essere simbolo gli dona lungo il passare dei secoli, la capacità di rappresentare forze e debolezze dell'animo umano.
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Francesco93 16 maggio 2023Capolavoro assoluto
"Non ha importanza che tu parta o torni/ né conta che i miei capelli siano bianchi,/ (non è questo che mi dà pena – mi dà pena/ che non mi si imbianchi anche il cuore)./ Lasciami venire con te". ---- Ghiannis Ritsos è tra i poeti greci più significativi dello scorso secolo. Perseguitato da governi e regimi, incarcerato, non ha mai smesso di utilizzare la sua arma più potente: il verso. In questa opera incredibile egli indaga il rapporto tra l'uomo e il tempo, attraverso una serie di monologhi spesso ispirati dalla grande mitologia greca. Ritsos usa la parola come strumento per scardinare coscienze e convinzioni. Quando hai in mano qualcosa del genere non maneggi un libro, ma un'Opera, qualcosa che un senso in se stessa e non perchè qualcun altro gli attribuisce questo o quel valore. "Perciò spesso scegliamo un luogo stretto che ci protegga/ dalla nostra stessa infinità./ E forse perciò/ me ne sto qui, a questa finestra, a guardare/ le orme bagnate dei piedi del barcaiolo/ sulle lastre del molo, che svaniscono a poco a poco/ come una specie di piccole lune oblunghe in una favola./ E non capisco più niente, né tento di capire".
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