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Partendo dall’ipotesi che, nella dinamica dei processi conoscitivi, etica ed estetica possano assimilarsi alla dialettica di forma e processo, attraverso G. Bateson si mostra la rivoluzione epistemologica ormai in atto, che fluidifica l’oggettività in termini di relazioni e di complessità, di mente e natura. La tesi centrale di questo libro è che un’ecologia della mente possa realizzarsi attraverso la continua integrazione dei dualismi, in primo luogo conoscitivi, lì dove risulta evidente il legame tra evoluzione biologica e conoscenza tout court. Questa epistemologia è confermata anche attraverso il confronto con Nietzsche, che, come Bateson, ha rapportato il problema della coscienza e della conoscenza a quello della comunicazione. In ultimo, partendo dall’analisi del concetto di gioco, come esempio di come possa darsi e comunicarsi la conoscenza e l’esperienza, si giunge al confronto di Bateson con H.-G. Gadamer: se per Bateson il gioco è un esempio di come la comunicazione, e dunque la conoscenza, possa darsi in un’ottica ‘globale’, cioè esprimendo esigenze sia estetiche (il piacere del gioco) sia etiche (il dovere di rispettare le regole), per Gadamer il gioco è il prodotto di un processo che non dipende né solo dalla volontà del giocatore, né solo dalla costituzione delle regole, bensì dalla stessa ontologia dell’apparire. Ed è proprio dall’analisi di questa multidimensionalità ludica che si palesa una possibile sintesi tra l’ecologia della mente di Bateson e l’ermeneutica di Gadamer, anche in vista del superamento della contrapposizione tra “analitici e continentali” e per la realizzazione di una nuova filosofia della natura, che integri il bene e la bellezza, l’etica e l’estetica. Per questo è auspicabile una comprensione profonda di cosa significhi ‘estetica’, perché, per dirla con Bateson, essa è qualcosa a cui “ricorrono continuamente tutti gli organismi, e non solo i critici d’arte e i filosofi”.
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