Tolstoj con Resurrezione si spinge oltre la sua stessa idea di letteratura, trasformandola in un’arma morale, una sorta di processo in cui l’umanità intera è imputata. La storia ruota attorno al protagonista, un aristocratico travolto dal senso di colpa quando scopre che fine abbia fatto la ragazza che un tempo aveva sedotto e abbandonato, ma soprattutto il suo ruolo nel processo in cui ella viene condannata ingiustamente a lavori forzati. Questo evento lo costringe a una lenta e dolorosa presa di coscienza: l’uomo che credeva di essere e quello che è diventato sono due entità opposte, divise dal privilegio, dall’indifferenza e da un intero sistema sociale ingiusto e corrotto. Ciò che colpisce è come Tolstoj usi il viaggio di Nechljudov non solo come redenzione personale, ma come denuncia di un sistema giudiziario e carcerario disumano. Ogni pagina è una critica feroce alla società russa dell’epoca, con un realismo che sfiora il documentario: prigioni sovraffollate, burocrati ottusi, nobili ipocriti. Ma la vera grandezza del romanzo sta nel mostrare come questa realtà sia solo lo specchio di una colpa più profonda, quella di un’umanità che si è smarrita nel proprio egoismo. Il protagonista non è un eroe e Maslova, d’altro canto, non è la vittima innocente che un classico romanzo di redenzione vorrebbe: indurita dalla vita, dalla miseria e dall’ingiustizia, guarda con distacco e amarezza il tentativo di Nechljudov di salvarla e non accetta il matrimonio riparativo. Tuttavia, è impossibile non riconoscere la potenza e l’urgenza del messaggio: Resurrezione è un libro che parla di giustizia ingiusta, di come il tempo cambi le cose, che ci si possa impegnare per recuperare e diventare persone migliori, ma anche che non tutto è riparabile.
Resurrezione
Il principe Nechljudov riconosce nella prostituta Ljubaša, accusata in un processo per omicidio, la contadina Katjuša Maslova, che egli aveva sedotto dieci anni prima, provocandone la rovina. Oppresso dai sensi di colpa, si adopera per salvare la donna e, con lei, la propria anima. Da un «affare giudiziario» realmente avvenuto prende spunto l’ultimo grande romanzo di Tolstoj, che è soprattutto una riflessione sull’ineluttabilità del male, sull’ingiustizia universale della sofferenza, alla quale l’uomo può opporre solo la prospettiva di un riscatto individuale, come quello che troveranno, ciascuno a modo proprio, Katjuša e Nechljudov.
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