Era l’ultimo libro di Ilaria Tuti che mi restava da spuntare dalla lista. È sempre un piacere leggere quest’autrice straordinaria. Devo però ammettere che “Risplendo non brucio” è il meno convincente tra i suoi romanzi. O almeno lo è per me. Pur non amando particolarmente i romanzi storici “Fiore di roccia” e “Come vento cucito alla terra” mi avevano catturato sin dall’inizio e accompagnato estasiato all’ultima pagina. In questo caso, le storie di Johann Maria Adami, il Professor, e della figlia Ada, Frau Doktor, pur tragiche e tormentate, seguono due linee narrative parallele, che presto s’intuisce destinate a incontrarsi nel finale. Con un effetto da un punto di vista romanzesco un po’ forzato. Contrariamente al solito anche la caratterizzazione dei personaggi è sì ben curata, ma forse senza la profondità a cui si presterebbero e a cui si presterebbe il contesto tragico della seconda guerra mondiale. Quello degli orribili crimini dei nazisti e anche di fazioni che a loro si opponevano. Dove i dilemmi etici e umani sono continui. Dove i conflitti esterni e interiori non si contano. Cosa e quanto, ad esempio, si è disposti a sacrificare per salvarsi o salvare i propri cari? È lecito o doveroso sacrificarli per mantenere la propria dignità e rettitudine? Quanto disumani invece si può diventare e quindi cosi simili ai propri carnefici?” Johann, dice Ada, “aveva fatto l’unica cosa giusta tra tutte quelle sbagliate che invece potevano salvarlo” E per questo lo odiava. Salvo poi riscoprirsi non molto diversa da lui. Perché a volte capitano eventi che sono un “battesimo che chiamava a consacrarsi a una causa.” E ancora che “per ingannare il male, spesso gli devi sorridere” Ci sono alcune scene del romanzo che fanno rabbrividire per la loro violenza inaudita e al contempo sono narrativamente meravigliose. La descrizione dell’esecuzione di donne e uomini, poi gettati in una foiba, porta quasi a serrare repentinamente occhi e pagine del libro. Per allontanare quella coltellata all’addome che ti arriva a tradimento nella lettura. Sempre ampiamente sopra la media Ilaria Tuti, ma stavolta non mi ha stravolto del tutto. #leggeretisalva #romanzo #risplendononbrucio
Risplendo non brucio
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«Solo ora, così vicina a compiere l'atto ultimo di una tragedia che avrebbe richiesto l'estremo sacrificio, Ada finalmente lo comprendeva. Era il testamento di un uomo che sapeva di dover morire e che le chiedeva di vivere pienamente.»
La neve è macchiata di sangue, attorno alla torre del castello di Kransberg. A pochi metri di distanza, il Führer è asserragliato in un bunker, preda di deliri e paure dopo l'attentato del luglio 1944. Ma Johann Maria Adami non ha tempo di pensare al poco spazio che lo separa dal dittatore, ultimo responsabile del suo internamento a Dachau. Il professor Adami ha un incarico: scoprire la verità che si cela dietro la morte sospetta di un soldato nazista. Suicidio? O un complotto alle spalle di Hitler? Veil Seidel, l'ufficiale delle SS che lo ha prelevato d'imperio dal campo di concentramento, è un suo ex allievo e costringe Johann a una sfida contro il tempo: deve ricorrere a tutto il suo acume per sciogliere l'enigma, non solo nella speranza di salvare se stesso, ma per tenere al sicuro chi più ama. La neve è macchiata di sangue, attorno alle mura della Risiera di Trieste. Non è la prima volta che succede, e Ada teme, anzi, sa che non sarà l'ultima. Ma individuare l'assassino è un'impresa impossibile quando la città stessa è invasa di assassini, che hanno riempito l'aria di cenere e di terrore. Nel seguire le tracce del colpevole, Ada è più che mai sola: non ha più suo padre, catturato dai nazisti perché dissidente e portato chissà dove. Non ha più un compagno, scomparso insieme ai partigiani in fuga. Ha soltanto se stessa, il suo cuore, le sue capacità mediche... e un segreto. Da proteggere a tutti i costi. Questa è una storia di resistenza e coraggio, di orrore e saggezza, di fragilità ed eternità. Questa è la storia di un padre e una figlia, divisi dalla Storia e costretti a lottare con tutta l'anima perché la luce possa tornare a splendere...
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Autore:
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Edizione:2
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Baghy 04 dicembre 2025Per ingannare il male spesso gli devi sorridere
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Psiko 22 agosto 2025Esiste il male?
Questa la grande questione che mi ha posto il bellissimo libro di Ilaria Tuti. Fuori da ogni giudizio, con la descrizione accurata e spietata dei fatti, l’autrice sembra chiedersi come sia possibile essere protagonisti di tali e tanti crimini senza momenti di orrore per se stessi. Il rapporto con il padre, che rappresenta la ribellione e l’opposizione a questa logica folle , mostra tutta la complessità delle scelte. Il padre ha difeso con la vita i suoi ideali ma in questo modo ha anche distrutto se stesso e la sua famiglia. Che dire, se non grazie all’autrice per questo bellissimo lavoro.
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Renzo 03 giugno 2025Luceo non uro
Risplendo non brucio ha due protagonisti, padre e figlia, medici entrambi, impegnati a salvare le proprie vite in due vicende parallele che sono dei veri e propri gialli. Considerato che in entrambi i casi si va alla ricerca degli autori di omicidi non aggiungo altro sulla trama, se non che il padre, internato per motivi politici a Dachau, è portato in una roccaforte di Hitler per indagare su una morte misteriosa, mentre il caso della figlia è ambientato in una Trieste crepuscolare, con incombente minacciosa la famosa Risiera di San Sabba. Il fatto che si racconti di due indagini, contemporanee in luoghi diversi, lascerebbe supporre una certa difficoltà nel lettore di seguire il corso delle storie con l’indispensabile lucidità, ma è indubbio che la capacità di Ilaria Tuti di ben strutturare i suoi romanzi, messa ancora una volta alla prova, si mostra in tutto il suo valore. E così ci si appassiona all’una e all’altra trama, presi anche dal desiderio di arrivare alla fine nella consapevolezza che lo scoprire i colpevoli costituirà l’unica possibilità di salvezza per i due investigatori. Come al solito si apprezza l’abilità della narratrice nel ricreare le atmosfere, cupa, lugubre quella della Risiera, da caduta degli dei dei quella del castello di Kransberg, dove è alloggiato in un bunker Adolf Hitler. Fin dall’inizio si resta colpiti da un incipit di rara efficacia, quello della somministrazione del brodo a Dachau al dottor Johann Maria Adami per vedere se il suo organismo riesce a trattenerlo, premessa indispensabile per verificare la possibilità che rimanga in vita almeno per il lasso di tempo necessario a chiarire una morte misteriosa avvenuta proprio al castello di Kransberg. Non sono più di tre pagine, ma consentono già di ricreare un’atmosfera da vero e proprio incubo che sarà una costante compagnia per tutta la lettura, tuttavia funzionale alle trame di cui ho accennato.
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