Romanzo rosso
Piero Villa, detto Biondo, è stato un ribelle, un militante politico nel pieno degli anni settanta, gli anni del furore e del piombo. È stato un soldato del Mucchio, uno dei più spericolati gruppi di quella galassia sovversiva chiamata Autonomia Operaia, estrema eresia di un’eresia. Lui e i suoi compagni hanno combattuto lo Stato delle stragi, i partiti dei compromessi e i sindacati degli accordi al ribasso, hanno combattuto i padroni e i padroncini, la polizia e i pretoriani della sicurezza privata, i fascisti e gli spacciatori di eroina. Hanno praticato il contropotere e l’illegalità di massa, perché – se il comunismo esiste – non sta nel prendere il Palazzo d’Inverno: “Sta nel prendersi la merce / Sta nel prendersi la mano / E tirare i sampietrini nell’incendio di Milano”. A vent’anni, Piero vuole assaltare il cielo, ha il mondo in mano e la sua mano è armata. Questa è Milano, nella stagione delle aspettative crescenti. Questa è la capitale senza nessuna morale dell’insurrezione: pioggia di sassi e lacrimogeni, ululati di sirene, barricate agli incroci della Storia, automobili in fiamme a illuminare una rivolta che scheggia la cronaca tra assalti, feriti, agguati, espropri, irruzioni nelle armerie e nelle banche. Il bollettino dei morti, intanto, si allunga. Va più veloce di tutti, il Biondo. Il Mucchio è la banda. Nuvola e Lampo sono i compagni di strada. Falco è il tessitore, l’intellettuale, il capo. Lisetta l’approdo del suo cuore a singhiozzo. Francesca il grande amore, rimpianto e smarrito nell’infuriare della lotta. Ma incombe già il tempo della sconfitta, degli arresti, della latitanza, dell’esilio e di nuove battaglie sotto il cielo del Centroamerica. Poi il rendiconto di una vita arriva inatteso. È disegnato sul volto di Nelson, il figlio concepito con Francesca, mai previsto, mai conosciuto: da convocare oggi alle pendici di un vulcano cileno, nel deserto di Atacama, dove i telescopi inquadrano la Storia dentro le stelle più antiche, mentre il Biondo racconta i molti mondi del suo passato che sono anche il nostro. Romanzo rosso è il racconto epico dell’ultima, vera sollevazione collettiva. È il grande romanzo italiano degli anni settanta che in tanti hanno aspettato a lungo di leggere. “Io sono l’escalation di cui parlano i giornali borghesi. Sono la lotta armata che avanza. Ho sparato in piazza contro i gipponi. Ho rubato automobili. Ho assaltato banche. Sono il fuoco dentro agli anni del fuoco.”
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