Straordinaria questa raccolta di saggi, scritti da Pasolini tra il 1942 e il 1973.Propone i temi a lui più cari:l'indignazione davanti al genocidio culturale, la trasformazione antropologica del sottoproletariato,il tema della cultura popolare e dei dialetti, il rapporto -assai problematico- con il PCI, la polemica contro la diffusione della televisione, moderno strumento di " sterminio di massa", il "nuovo fascismo", le polemiche serrate con alcuni intellettuali italiani, Calvino e Moravia in primis. Una recensione a parte meriterebbe il saggio Marxismo e Cristianesimo [pp.786-824],dove Pasolini descrive la genesi del suo film "Il Vangelo secondo Matteo". I motivi di una profonda crisi personale dello scrittore si intrecciano con la crisi della lingua e della letteratura italiane. Pasolini intuì che il cinema poteva essere veicolo di "scandalo" assai più della letteratura. Il cinema, dirà Pasolini, è "lingua scritta della realtà". In effetti, ciò che colpisce Pasolini è la realtà quotidiana, la vita che si svolge sotto gli occhi di tutti e di cui tutti partecipano. "Basta soltanto uscire per strada per capirlo, ..Ho visto dunque con i miei sensi" [pag. XXXV, Introduzione]. Ecco, questa raccolta vuol essere una tragica e realistica testimonianza di un italiano inquieto.Ci manchi davvero tanto, Pier Paolo!
