'Fratelli' del Nord, ridateci le ossa dei nostri martiri Terrùn, sepolti a Redipuglia. Essi furono immolati, ancora imberbi figli della gleba, sul Carso assediato dal nemico. Carne da macello per il riscatto di una Patria unita. Se i 'Fratelli' del Nord non sono più grati per il loro sacrificio, che ce li facciano tornare nelle terre della loro gioventù stroncata. Ci saranno fiori in segno di lutto, ci saranno ricordi ancora vivi e amorose preci a implorare il meritato riposo. Giovanni Napolitano 19/05/2015
Il sangue dei terroni
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Un libro sconvolgente, che apre uno squarcio sulle verità occulte della storia e della politica italiana, cento anni fa come oggi.
"Lorenzo Del Bosa è un grande cronista che scrive di storia; è di quella stirpe di giornalisti in estinzione capaci di rendere affascinante e comprensibile qualsiasi argomento trattino. Leggete questo libro e ditemi se ho torto." - Pino Aprile
Lavarono con il loro sangue le pietraie del Carso e i dirupi dell'Altopiano. Nel corso del conflitto più spaventoso della storia, diedero la vita per una patria che non avevano mai conosciuto se non con la maschera di un potere centrale lontano, arrogante e rapace. Ogni anno si celebrano con enfasi insensata le ricorrenze della Prima Guerra Mondiale, ma da nessuna parte si sente dire che l'assoluta maggioranza delle vittime era gente del Sud. Un'intera generazione spazzata via. Figli del Meridione, contadini poveri, braccianti, piccoli artigiani, quasi per metà analfabeti, giovani di vent'anni che furono strappati alle loro famiglie e alla loro terra e mandati a morire in lande remote, tra montagne da incubo e pianure riarse. Si sacrificarono per gli interessi di quelle élite economiche che sfruttavano la loro terra e per il tornaconto di una nuova classe politica che li trattava con ferocia o disprezzo. Finirono a decine di migliaia nelle trincee, stretti nella morsa del fango e del gelo, sotto una pioggia perenne di bombe. Diventarono carne da cannone, numeri da inserire nelle statistiche dello Stato Maggiore, bandierine che i generali spostavano sulle mappe con noncuranza. Vennero massacrati sull'Isonzo e a Caporetto, combatterono con disperazione e con valore sul Piave, lanciati contro un nemico che non conoscevano e che non avevano motivo di odiare. Conobbero la paura, la morte, l'eroismo. Erano i nostri nonni, i nonni del nostro Sud. L'esercito dei terroni. Prefazione di Pino Aprile.
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Anno edizione:2016
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Giovanni Napolitano 18 marzo 2016
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