Satire
Da tutti li altri amici, Annibale, odo, fuor che da te, che sei per pigliar moglie: mi duol che 'l celi a me, che 'l facci lodo. Forse mel celi perché alle tue voglie pensi che oppor mi debbia, come io danni, non l'avendo tolta io, s'altri la toglie. Se pensi di me questo, tu te inganni: ben che senza io ne sia, non però accuso se Piero l'ha, Martin, Polo e Giovanni.
Il modello è costituito dalle Satire e, piú, dalle Epistole di Orazio: un modello non ovvio, dato che sino all’Ariosto fu molto maggiore la fortuna delle satire di Giovenale (Orazio era ammirato piuttosto come lirico), e un modello per lo stile di vita, oltre che per quello letterario: cosí intima fu l’adesione dell’Ariosto alla saggezza del poeta latino. Anche se si deve aggiungere che la frequenza dell’elemento dantesco, il quale rende robusto, persino asprigno, il tono del verso, mostra come la saggezza edonistica sia spesso attenuazione signorile di un risentimento morale vissuto e sofferto. Dalla premessa di Cesare Segre
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Anno edizione:1987
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