La scheggia. Racconto su lei e ancora su lei - Vladimir Zazubrin - copertina
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La scheggia. Racconto su lei e ancora su lei
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Descrizione


Questo lungo racconto è una «scheggia» sanguinosa del terrore rosso in Siberia, ai tempi di Lenin. Scritto nel 1923, è apparso in Russia solo nel 1989, sulla stessa rivista («Luci della Siberia») che più di sessant’anni fa lo aveva rifiutato. E si capisce perché: con impressionante vigore narrativo Zazubrin «accumula una quantità di orrori assolutamente inconcepibile su una così piccola tela», come riconobbe subito Pravduchin nella sua prefazione-fantasma a La scheggia, che rimase anch’essa inedita. Ma il punto decisivo è che l’orrore viene qui raccontato dalla parte di chi lo commette, un cekista che da taglialegna teme di poter diventare egli stesso una delle schegge che inevitabilmente «saltano quando si abbatte il bosco», come dice un sinistro proverbio russo. La narrazione è una sequenza di atrocità in nome di «Lei» («Lei» è la rivoluzione), che poi si trasforma in una ridda di incubi, deliri, ebbre riflessioni nella mente del protagonista, ormai incapace di sostenere il suo ruolo di carnefice. La potenza del racconto, che ricorda Babel’, e l’unicità della testimonianza fanno di questo breve libro una delle più memorabili scoperte fra i molti testi disseppelliti in questi anni in Russia.

Dettagli

7 maggio 1990
144 p., Brossura
Scepka
9788845907548

Valutazioni e recensioni

  • alias_Riccio
    "Perché essere liberi è innanzitutto non avere paura"

    La rivoluzione travolge i propri figli. Questa affermazione potrebbe essere il riassunto di questo interessante racconto delle efferatezze della rivoluzione bolscevica, descritte attraverso gli occhi dei carnefici. La rivoluzione è descritta come una madre spietata, che esige un terrore ordinato a sostegno di quella revisione dei valori che vuole mettere in atto. E uno dei suoi figli – che non prova rancore nei suoi confronti nemmeno quando gli mette di fronte il sacrificio della famiglia – crolla sommerso da questo perso gravoso che è il caos dell'efferatezza fratricida che investì la Russia in quegli anni, come una malattia. Si fa presto a passare da carnefice a vittima. Con uno stile affilato come una scheggia, Zazubrin descrive perfettamente quegli anni tormentati; così bene che il suo racconto dovrà attendere il crollo dell'Unione Sovietica per venir pubblicato…

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