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Sei giorni di preavviso. Un'indagine di Arthur Jelling
Philip Vaton, un grande attore ormai sul viale del tramonto, vive barricato in casa con i familiari, terrorizzato da quotidiane minacce di morte che indicano con precisione la data, il luogo e l'ora del suo assassinio. Le indagini sono affidate ad Arthur Jelling, un timido archivista della Polizia di Boston con la passione per i dettagli che non tornano e l'ambizione di dare la caccia ai criminali. Il primo romanzo giallo di Giorgio Scerbanenco battezza un personaggio che ha fatto la storia della letteratura: svelto d'intuito come Poirot e attento alla natura umana come Maigret, Arthur Jelling stringerà il cerchio attorno al colpevole imparando a dubitare di tutti, anche di se stesso.
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2020
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. 06 luglio 2022Da leggere
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Renzo Montagnoli 20 settembre 2021
Mi sono finalmente deciso a conoscere la scrittura di Giorgio Scerbanenco e per farlo ho pensato di procedere per gradi, iniziando dal suo primo romanzo giallo, Sei giorni di preavviso, che ha dato alla luce nel 1940. In quell’occasione compare per la prima volta un curioso investigatore, Arthur Jelling, un archivista della polizia con un’autentica passione per quegli aspetti secondari dei delitti, i cosiddetti dettagli, che appaiono stridenti, in poche parole che non tornano secondo logica. La vicenda si svolge all’estero, a Boston negli Stati Uniti; in un crescendo ossessivo, simile al Bolero di Ravel, all’attore fallito Philip Vaton arrivano biglietti giornalieri in cui lo si preavvisa della sua prossima morte, fissata per il 12 novembre di mattina. E’ inutile che vada oltre perché rischio non poco, e cioè di togliere l’indispensabile suspense, elemento imprescindibile e qualificante di qualsiasi romanzo giallo. E’ invece opportuno rilevare l’eccellente stile dell’autore, capace di dare al personaggio di Jelling una statura qualitativa di assoluta eccellenza, in contrasto con il carattere sottomesso dello stesso. Si tratta di un uomo che arriva alla soluzione per deduzione, in possesso di una logica ferrea e incontrovertibile, capace di rivoltare l’animo come un guanto, ma non privo di umanità e quindi dotato di una naturale simpatia, quel che si potrebbe definire, senza voler fare paragoni, ma al solo scopo di descriverlo meglio, una via di mezzo fra l’Hercule Poirot di Agatha Christie e il Jules Maigret di Georges Simenon. E’ un investigatore che insegue la perfezione senza essere perfetto, che si pone teorie di cui cerca le prove e che è anche capace di ricredersi, insomma un uomo, non un superuomo, e per questo apprezzato, oltre che dai superiori, anche dai lettori. Il mio primo contatto con Giorgio Scerbanenco è stato quindi positivo e sono più che certo che leggerò altri suoi romanzi.
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