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1974 - David di Donatello - Miglior attore straniero - Pacino Al
1974 - Golden Globe - Miglior attore in un film drammatico - Pacino Al
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La vita per Frank Serpico, poliziotto italo-americano di NY, non è semplice, tra la polizia corrotta degli anni '70
Classico imperdibile.
E' un film ambientato nella polizia, ma non è esattamente un poliziesco. E' un'opera che riflette essenzialmente su due temi. Uno è il problema della burocrazia e della mentalità burocratica, che non tutelano il diritto ma favoriscono i delinquenti. Nella prima parte, infatti, vediamo Serpico scontrarsi con gli schematismi dei regolamenti e delle scartoffie, e la corrispondente mentalità dei suoi colleghi, secondo la quale è meglio uno stupratore impunito che contravvenire alle procedure del distretto. L'altro problema - e il principale - è quello della corruzione, dell'omertà e della connivenza che ne permettono la proliferazione. Inutile dire che è un argomento attualissimo. Lumet dirige con dignità (anche se non benissimo), ma la pellicola poggia molto sulle spalle del protagonista, che è forse colui che l'ha resa celebre. Chi, infatti, non ha mai almeno sentito il titolo di questo film? Del resto bisogna riconoscere a Pacino il merito di aver reso credibile e accettabile il suo personaggio. Uno così, infatti, presta il fianco ad alcuni rischi, come quello di fare la figura del giustiziere intrepido, del moralizzatore borioso rappresentato con tono celebrativo e retorico, oppure del burbero compiaciuto di essere tale. Serpico è semplicemente uno che non vuole sporcarsi con la pece delle bustarelle e delle mazzette, perché sa che ciò è male e aiuta i criminali nella loro opera. Questo lo sanno anche i colleghi, che però tengono di più al denaro che ad avere una coscienza pulita. Forse addirittura si sono dati una coscienza grassa che li giustifica, e si sono fabbricati una moralità compiacente. Chi disturba questo mercimonio, lungi dallo scuoterli dalla loro condotta, si attira la loro insofferenza e il loro odio. Poi c'è la zona grigia delle connivenze e delle convenienze, di coloro cioè che non intervengono per non mettersi contro chi è corrotto, e quindi perdere qualche voto. Difficile dire chi di questi sia il peggiore. Un altro elemento che rende credibile Pacino è il fatto che la sua vita privata non è certo esemplare: si allude ad una moglie forse piantata, e per la donna con cui vive nutre un amore esile e limitato. Dopo tanti film sugli italoamericani mafiosi, questo "Serpico" è un po' una boccata d'ossigeno in tal senso. In generale, è un film interessante e coinvolgente per chi si studia il personaggio, il problema della corruzione e cerca di capire dove il film andrà a parare; per chi invece si aspetta un poliziesco tutto azione e imprese resterà inevitabilmente deluso. Ottimo il doppiaggio di Ferruccio Amendola. PS: mi domando come l'abbiano presa i polizzotti americani...
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