Quando sono in crisi letteraria veronesi mi cura sempre. La Toscana il mare…una bella storia.
Settembre nero
Libro vincitore del Premio De Sanctis - Letteratura 2025Libro incluso nella cinquina finalista del Premio Lattes Grinzane 2025
Il fiore non sa di essere un fiore finché non fiorisce. Settembre nero racconta la fioritura di un ragazzo di dodici anni, Gigio Bellandi, durante un’estate in Versilia nel 1972: la scoperta della musica, della lettura, dell’inquietudine, del desiderio, dell’amore – e poi di tutto questo l’impensabile, fulminea interruzione. Ricostruisce con plastica precisione le immagini, gli odori, i colori e i suoni che animavano quella vita andata perduta, e con vaghezza, invece, perché subìto senza tante spiegazioni, l’evento irreversibile che la travolge.
Intorno a Gigio, vittime e colpevoli mescolati insieme, in una costellazione di personaggi struggenti e indimenticabili: il padre-tritone, la madre-leonessa, l’eroica sorellina e i due principali responsabili del suo improvviso sbocciare: lo zio Giotti, misterioso, timidissimo e purissimo maestro della forza, e Astel Raimondi, la ragazzina dalle treccine “nere come onice nera”, che fa in tempo a marchiarlo col segno indelebile dell’amore. Ma è anche un romanzo sul potere evocativo delle parole – muflone muflone muflone muflone muflone – e su quello seduttivo e salvifico della lingua, perché racconta l’esplosione di un talento puro e sorprendente, anch’esso destinato a durare per sempre: quello per la traduzione. La voce narrante è dello stesso Gigio, dal monte ventoso dei suoi sessant’anni, perché evidentemente ce l’ha fatta a risanare la ferita e ad andare oltre, cioè a “tradurre” alla fine anche se stesso, diventando così l’ultimo degli “eroi normali” tanto cari a Veronesi.
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Anno edizione:2024
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titti 13 giugno 2025una certezza
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PaolaS. 28 aprile 2025Un Veronesi minore
Mi piace sempre la scrittura di Sandro Veronesi, fluida, scorrevole e trascinante; pertanto, leggo comunque molto volentieri i suoi libri e ricordo ”Il colibrì” come uno dei romanzi più belli, commoventi e profondi degli ultimi anni. Quest’ultimo, tuttavia, l’ho trovato meno coinvolgente dei precedenti e un poco inconsistente, seppur il racconto della brusca fine dell’adolescenza di Gigio sia ben narrato e ricco di dettagli e sfumature, collocato in un periodo storico in cui anch’io ero bambina; ricordo, infatti, nitidamente i drammatici avvenimenti che fanno da contorno alla storia, così come le abitudini, gli oggetti e gli “odori” di quegli anni. È questo l’aspetto che ho più apprezzato del libro e che mi porta ad esprimere una valutazione personale comunque positiva (3,5 su 5).
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Loris 28 febbraio 2025
A metà romanzo un racconto teorizza la necessità di un approccio lento e attento per arrivare al fulcro di quanto si sta indagando. L’impressione è che nell’occasione Veronesi abbia forse ecceduto, accumulando una lunga serie di elementi che vanno a comporre e ricostruire il contesto sociale e culturale di un ragazzo che nei primi anni ‘70 varca la soglia dell’età adulta in modo traumatico. In mezzo alle tante citazioni di libri, film e dischi, gli spunti più intriganti arrivano dal nascente talento per la traduzione di Gigio, occasione per creare un dialogo con l’amata Astel e per accrescere la propria autostima. L’accelerazione finale manda in frantumi il rassicurante nido familiare, così come il terrorismo devasta l’Olimpiade di Monaco, teatro delle ossessioni sportive che ancoravano il protagonista all’infanzia, cercando una difficile convivenza con l’amore appena scoperto. Gli ultimi capitoli racchiudono decenni, ritratti efficaci di esistenze ordinarie, dove risuona il motto di Beckett (‘Non posso continuare. Continuerò’), più volte usato da Veronesi in epigrafe ai suoi libri. Oltre Gigio, di questo romanzo restano le figure femminili di madre e sorella: la prima, splendida straniera pallida e fulva catapultata nella provincia italiana, cova furori nascosti dietro un’apparenza di misura e controllo; la seconda, a dispetto dei pochi anni, dimostra nei momenti chiave una sensibilità precoce e commovente, insieme alla capacità innata di porsi le domande essenziali.
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