Una scrittura luminosa, teatrale, appassionata, ripercorre i momenti di Ida Peruzzi Salgari, che, rinchiusa nel Regio Manicomio di Torino, reparto indigenti, apprende che suo marito, il creatore di Sandokan, si è inferto una morte orrenda a colpi di rasoio. Tra sprazzi di lucidità e delirio, Ida ricorda la vita col marito Emilio e “nella reggia dei matti” rivive l’infame destino che l’ha strappata via da tutto, dai figli e dal marito stesso. Ida dice di aver perduto l’anima di donna e il suo corpo, non sopporta neppure più la luce che “brilla, brucia, infetta, squarta”. Sibilla Aleramo mentre attende l’amante Franco Metacottaa, ricorda il suo amore per Dino Campana: le fughe da un rapporto morboso, gli allontanamenti, e il bisogno di ritrovarlo e di amarlo. Un amore aspro dagli amplessi furiosi che rivive nella tenerezza del ricordo.
La signora Sandokan
Nel 1911, nel Regio Manicomio di Torino, reparto indigenti, un’ospite illustre, Ida Peruzzi Salgari, la moglie del creatore di Sandokan, apprende che suo marito si è inflitta una morte orrenda a colpi di rasoio. Tra delirio e lampi di lucidità, ricorda la propria vita al fianco di Emilio, il trasloco da Verona a Torino, la giovinezza spavalda, il lavoro romanzesco che, per quanto frenetico, non è mai stato in grado di sollevare la famiglia dalla povertà. Fantasiosa e ferita, innamorata e rabbiosa, racconta, si esalta, si dispera, consapevole di dover sopravvivere inutilmente al suo capitano… La signora Sandokan è uno dei quattro racconti che compongono questo libro apparso per la prima volta nel 2004 col titolo L’ultimo nastro di Beckett. Gli altri personaggi che lo occupano si chiamano Carlo Emilio Gadda, Sibilla Aleramo e Samuel Beckett. Tra verità e finzione, i quattro protagonisti escono dal buio e si offrono in presa diretta. Ciascuno con il proprio linguaggio, si riprendono la vita e la trasferiscono su alcuni momenti irrepetibili della storia di noi tutti: Torino, Roma, Firenze, Parigi, e la letteratura, il teatro, la guerra, gli amori mai pienamente goduti e a volte colpevolmente subiti. «Un finissimo gioco tra letteratura e introspezione, dove la narrativa s’innerva nel teatro e il teatro nella narrativa». la Repubblica
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Lingua:Italiano
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rossella croce 28 novembre 2017
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