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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2020
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Oggi voglio parlarvi di questo libro: "Abbiamo sempre vissuto nel castello" di Shirley Jackson, edito da Adelphi. Pochi ingredienti, mirtilli, un po' di zucchero, veleno e un rapporto conflittuale tra due sorelle particolarmente eccentriche e il resto della comunità in cui vivono. La storia oscilla continuamente tra autoisolamento ed esclusione sociale ma la maestria dell'autrice sta proprio qui, nel riuscire a trascinarci totalmente all'interno della narrazione facendoci presagire la catastrofe senza che essa riesca mai ad esplicitarsi, mantenendo toni pacati che tengono la tensione alta durante tutta la lettura. Lo consiglio agli amanti dell'horror alla Edgar Allan Poe o a chi ricerca nelle letture delle atmosfere gotiche e una certa introspezione psicologica dei personaggi. Raffinato e geniale, buona lettura.
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Horror, commedia, dramma? Chiamiamolo come ci pare, di certo è che siamo a mio avviso di fronte a una piccola (non sfioriamo le 200 pagine) perla nello sconfinato mare dei suddetti generi. La Jackson sussurra all'orecchio del lettore, senza mai ricorrere a strepitanti escamotage letterari, le vicende di una famiglia sulla quale il male, nel senso più vasto del termine, cala il suo nero mantello. Un racconto perfetto, lucido e cristallino come i servizi da tè riposti nella credenza delle due sorelle protagoniste. Una fiaba che a fine lettura lascia il vago presentimento di aver appena finito un pezzo di storia della letteratura di genere. Vivamente consigliato agli amanti del brivido ma anche a chi voglia semplicemente leggere un ottimo racconto.
Come ci spiega un fantastico incipit, un fatto terribile ha avuto luogo prima che la storia cominciasse. Pagina dopo pagina, emergono nuovi dettagli relativi al passato; l'atmosfera si fa sempre più inquietante e torbida; impossibile abbandonare la lettura. La Jackson, inoltre, scrive molto bene; è stata una piacevole scoperta.
Ho scelto libro e scrittrice qualche anno dopo aver visto su Netflix “The haunting of hill house”. Abbiamo sempre vissuto nel castello lavora dentro di me nonostante sia passato qualche tempo dalla lettura. La cattiveria, il marcio, l’odio umano di cui è pregno questo libro non risparmia nessuno, permea anzi le vite di tutti gli abitanti del paese. Ed è qualcosa che sa di antico, radicato nei secoli e sedimentato, proprio come i suppellettili di Villa Blackwood. Sono rimasto in attesa del colpo di scena, del grande evento soprannaturale che, alla fine, non c’è stato. C’è un filo di tensione che si insinua nella trama e sul quale danzano ubriachi i personaggi. Non vedo l’ora di leggere il prossimo
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