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Anno edizione: 2021
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Una nuova indagine, particolarmente insidiosa, dà del filo da torcere al commissario Giovanni Buonvino e alla scalcinata squadra di Villa Borghese. Stavolta le spire di un serpente stringono il lettore in un giallo dal delizioso sapore classico e ricco di colpi di scena.
«Eccolo, il cadavere. O quello che ne restava. Si trovava nel posto più strano che potessero immaginare. Non schiacciato dalla zampa di un elefante, non sbranato da un leone o calpestato da un ippopotamo. No. Era nel rettilario. Più precisamente nella teca dove d'abitudine stazionava l'anaconda verde del Sud America.»
Dopo la felice soluzione del caso del bambino scomparso, il commissario Buonvino si gode la quiete ritrovata del parco di Villa Borghese e le gioie dell'amore. Ma è una tregua di breve durata. Il ritrovamento di un cadavere nel rettilario del Bioparco, il giardino zoologico della capitale ospitato all'interno della Villa, rappresenta una brutta gatta da pelare per Buonvino, che si dà il caso sia erpetofobico, provando un terrore atavico per qualsiasi tipo di rettile. Come ci è finito il corpo di un uomo nudo dentro la teca dell'anaconda? E come ci è finita nella pancia del gigantesco serpente la testa del suddetto? Sono solo alcuni degli interrogativi senza risposta tra i quali il commissario e i suoi impavidi quanto scombinati agenti si barcamenano nel tentativo di risolvere quello che si presenta come un vero e proprio rompicapo. Quasi ci trovassimo nel più classico dei gialli di Agatha Christie, Buonvino dovrà dar fondo a tutto il suo acume e alle sue capacità deduttive per sbrogliare i fili di un'indagine in cui gli indizi scarseggiano e i sospettati abbondano, e smascherare finalmente il colpevole.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Molto ben scritto....un giallo godibile come un romanzo. Non tiene con il fiato sospeso ma strappa al lettore qualche sorriso. I personaggi sono ben definiti. Sarebbe in buon soggetto per una serie tv
Terzo libro della serie con protagonista il commissario Buonvino creato dalla penna di Walter Veltroni che tuttavia continua a non convincermi assolutamente. Una storia interessante rovinata dallo stile narrativo che non ho apprezzato tanto quanto le descrizioni dei personaggi, che probabilmente potrebbero essere spunto per una serie televisiva con protagonisti molto macchietta e un mondo abbastanza lontano dalla realtà. Continua a disturbarmi il linguaggio utilizzato, spesso inutilmente forbito vista l'ambientazione poliziesca e il genere giallo, e le troppe digressioni e citazioni immotivate: il desiderio di ostentare erudizione e cultura da parte di Veltroni senza che ciò sia funzionale al racconto. Premio tuttavia l’originalità del caso. Finale troppo affrettato.
Negli ultimi tempi, concludo l'anno leggendo sempre i gialli di Walter Veltroni: romanzi leggeri infarciti di citazioni cinematografiche, calcistiche e musicali ben note all'autore, che cerca, forse, di imitare i Bastardi di Pizzofalcone di De Giovanni in chiave romana. Dopo il primo, incentrato sulla presentzione degli elementi della scombinata squadra nata per dirigere il distretto di Villa Borghese, i romanzi sccessivi diventano più seri e incentrati sull'indagini, sempre molto particolari per quanto riguarda gli efferati omicidi: Bonvino, descritto come il Hugh Grant della polizia romana, vive i suoi momenti più belli da quando è nel corpo di polizia: ha una nuova donna al suo fianco, ha risolto casi complessi e la sua squadra è diventata affiaatata e molto scrupolosa nel cercare gli indizi. Il romanzo è bello, ma sinceramente non ne comprendo il finale scelto dall'autore di questo specifico libro.
Recensioni
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