Stige. Tutte le poesie (1992-2002)
Il libro appare estraneo al clima culturale dei primi anni novanta, si presenta come un susseguirsi di fotogrammi in una lingua inventata («inventata et invetriata»). C’è un personaggio femminile che parla un idioma inventato che oscilla tra il sacro e l’osceno; il personaggio è recluso «nel monasterio» di un lontanissimo medioevo che parla un latino ingobbito, una «neolingua», lo definisce Amelia Rosselli; sembra quasi di intravvedere il futuro nuovo volgare, sembra un presente che si volge al futuro ed invece è il futuro che si volge al passato. La reclusa parla come in trance parole anfibologiche e sordide. C’è un codice segreto in questi scorbutici frasari in tardo latino di Madonna dove si celebra la disperata vitalità linguistica di una condizione umana in un reclusorio monasteriale... Stige è un’opera che va collocata sì in un concetto di poesia finzionale ma nel filone di irrealismo onirico e post-sperimentale a cui fa riferimento la stessa Amelia Rosselli che firma la prefazione al volume del 1992.
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Anno edizione:2018
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