Questa non vuole essere una recensione "bigotta", ma semplicemente un avviso a chi fosse interessato a questa raccolta di racconti e non conoscesse l'autore. Il libro mi è stato regalato ed io non conoscevo minimante Bukowski, per cui non sapevo cosa aspettarmi e probabilmente ho iniziato la lettura con il piede sbagliato e purtroppo non sono più riuscita a vedere oltre. Il linguaggio è veramente troppo rude per me e mi distoglie dal piacere della lettura. Ci sono davvero troppi riferimenti volgari alle parti intime di entrambi i sessi e ai vari atti in cui questi si incontrano, spesso ho trovato anche alcune frasi ai limiti del misogino. Tolto questo, il libro racconta la follia, l'indecenza e la pochezza dell'essere umano che spesso altro non è che un animale a tratti intelligente. Lo sdegno che si prova nel leggere alcune pagine credo derivi dal fatto che tutti, in differente misura, ci rendiamo conto che ciò che viene narrato è ahimè vero. Siamo tutti pazzi. Ad aggiungersi alla mia delusione generale, si è aggiunta anche la pessima traduzione che non agevola minimamente la lettura è la comprensione del testo.
Storie di ordinaria follia. Erezioni, eiaculazioni, esibizioni
La biografia di Bukowski include due tentativi di lavorare come impiegato, dimissioni dal "posto fisso" a cinquant'anni suonati, "per non uscire di senno del tutto" e vari divorzi. Questi scarsi elementi ricorrono con insistenza nella narrativa di Bukowski, più un romanzo a disordinate puntate che non racconti a sé, dove si alternano e si mischiano a personaggi ed eventi di fantasia. "Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo", ha scritto Beniamino Placido su "La Repubblica", aggiungendo: "in questa scrittura molto "letteraria", ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni, le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco. Lui, Charles Bukowski, "forse un genio, forse un barbone". "Charles Bukowski, detto gambe d'elefante, il fallito", perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta". Un pazzo innamorato beffardo, tenero, cinico, i cui racconti scaturiscono da esperienze dure, pagate tutte di persona, senza comodi alibi sociali e senza falsi pudori.
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Edizione:37
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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barbara di mezza 27 dicembre 2018
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quando leggi bukowski, cavolo, diventi bukowski!
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Il capolavoro di Henry Charles Bukowski. Storie autobiografiche e fantastiche si alternano raccontando momenti di umana pazzia. Alla fine del primo racconto inizi a chiederti cosa sia la pazzia e man mano che leggi quelli successivi non lo sai più. Tra belle ragazze che si siedono vicino al più brutto della città, macchine da fottere tedesche, scommesse ai cavalli e donne che “chiavano” con tutti gli animali possibili per partorire l’essere perfetto si articolano i vari racconti. Finito di leggere il libro vorresti incontrarlo il vecchio Chinaski, vorresti beccarlo al pub malfamato e salutarlo come un vecchio compagno di sbronze, come succede solo per i libri migliori. Che altro dire... ci sono storie che raccontano il sesso, il bere, le risse, le scommesse (a volte anche nei minimi particolari) ma sono sempre la facciata che il vecchio Buk si è costruito negli anni per sembrare un “duro”, per difendersi dai compagni di scuola senza acne, dalla gente perfetta. In realtà racconta che gli piace bere, che gli piace scopare o vedere la volata finale, ma l'unica cosa di cui non può fare a meno è scrivere. Don’t try! Io ho tentato e infatti ho fallito. Ti chiedo scusa vecchio!
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