La Sveglia il Testamento - Vittorio Locchi - copertina
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La Sveglia il Testamento
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In-16°, pp. 59, (5), brossura editoriale con titolo entro serto xilografico impresso in azzurro disegnato da Emilio Mantelli (Genova, 1884-Vienna, 1918), allievo di Giovanni Fattori (la presente versione con la copertina in tinta azzurra è la stessa che appare in un'immagine di un film di James Bond del 1979 girato a Venezia, "Moonraker", che ha portato questa variante a essere collezionata dagli appassionati di OO7). Xilografie dello stesso Mantelli f.t. Testo entro filetto rosso. Ottimo stato, salvo fisiologiche fioriture. Prima edizione. "La sveglia è uno scritto che il tenente Vittorio Locchi manda al direttore de "L'Eroica" direttamente dal fronte. Il testamento, scritto sul ritmo dei canti popolareschi del Quattrocento toscano, tra un bagliore di riso e un luccica di lacrime, rifà la storia della vita dell'autore, dalla straziante morte del padre, ucciso a coltellate nel dividere due litiganti quando Vittorio era ancora bambino. Nel Testamento si avverte anche un presentimento della morte dell'autore che avverrà l'anno dopo" (Ralph Jentsch). Vittorio Locchi (Figline Valdarno, 1889-nell'Egeo, 1917) fu autore di numerosi poemi patriotici ispirati alle vicende della Prima Guerra Mondiale (in cui trovò la morte nel 1917 appena ventottenne) nonchè di versi arieggianti i modi dell' antica poesia satirica toscana del Burchiello. "I Gioielli dell'Eroica", n°4. Spaducci, p. 161. Fusco, p. 106. Jentsch, I libri d'artista italiani del Novecento, p. 210, n. 347 (con supplementari cenni sul Mantelli).

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Vittorio Locchi

(Figline Valdarno, Firenze, 1889 - capo Matapan, Grecia, 1917) poeta italiano. Impiegato nell’amministrazione comunale di Venezia, fu acceso interventista e combatté sul Carso; morì nel corso del conflitto, durante un’operazione navale. È autore di raccolte di versi che riecheggiano i poeti popolari toscani del Tre e del Quattrocento, da Cecco Angiolieri al Burchiello: Le canzoni del Giacchio (1914), I sonetti della malinconia (postumi, 1919), Elegie del sereno (postume, 1921). Ma fu soprattutto celebre il suo poemetto La sagra di santa Gorizia (1917) che, in lasse di versi sciolti e con tono epico-misticheggiante, rievoca la conquista di quella città da parte delle truppe italiane. Curò anche un’edizione di Strambotti e ballate di L. Giustinian (1916).

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