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Grazie ad alcuni personaggi d’invenzione, la narrazione ci restituisce uno spaccato d’epoca attraverso il vissuto della gente comune, spesso povera di mezzi e d’istruzione, che ha accompagnato – o subìto – l’ascesa del regime fascista.
Può sembrare un azzardo raccontare a bambini e ragazzi la vita e la morte di un uomo, Giacomo Matteotti che, cento anni fa, in Italia, sacrificò tutto per difendere, contro la dittatura incipiente, gli ideali di libertà cui credeva profondamente, in un sacrificio che, seppure non vano, precipitò gli eventi fino alla completa dittatura. Tempesta Matteotti, di Luisa Mattia (Lapis) è una biografia quotidiana, casalinga, in cui il focus non è tanto sull’uomo pubblico, sul Tempesta, come Giacomo Matteotti era chiamato dai compagni di partito, quanto sulla vita privata e sulle tenerezze familiari opposte alla durezza dei tempi, che richiedevano di pagare fino in fondo, col sacrificio massimo della vita, e lo fa attraverso il punto di vista di Cesira, giovane domestica della famiglia Matteotti, e di Augusto, il suo innamorato, giovane umile, analfabeta, che, sulle prime lasciatosi irretire dalle parole d’ordine del fascismo rivoluzionario, compie uno straordinario processo di presa di consapevolezza. Perché raccontare questa vicenda ai ragazzi e alle ragazze? Perché nella descrizione delle squadracce Luisa Mattia ha mostrato tanto di una visione superficiale della politica, della libertà e dei diritti da cui ancora oggi non siamo guariti. Perché è giusto parlare ai ragazzi di come funziona la democrazia e di come difenderla: quanti ragazzi di scuola secondaria di secondo grado sanno cosa sia una legge elettorale? E quanti adulti? Perché chi non conosce la storia è destinato a ripeterla, e bisogna piantare semi di pace nelle menti di tutti, ma soprattutto dei più giovani e delle più giovani. Perché la libertà siamo noi.
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