Il secondo libro che ha come protagonista il commissario Yeruldelgger conferma quanto di buono abbiamo letto in Morte nella steppa, senza però aggiungere niente di nuovo e anzi, perdendo piuttosto qualcosa a livello di compattezza narrativa per la scelta di sviluppare un filone della trama in Francia. Ian Manook si conferma comunque un narratore capace di avvolgere il lettore in una trama di eventi complicata quanto serve, di lusingarne i sensi con riferimenti a usanze e piatti locali e suscitarne emozioni, in particolare quando racconta di un amore profondo per un Paese duro e spietato in cui è difficile vivere, adesso come nei secoli passati. Alla fine l’inverno, con temperature che arrivano ai meno trenta, un vento gelido e continue tormente di neve non è più spietato del caldo soffocante dell’estate, specie nella steppa. Il commissario stavolta si trova coinvolto in prima persona in un’indagine, con l’accusa di aver ucciso la prostituta Colette: il figlio della donna è scomparso e le sue tracce lo porteranno fino in Francia, in una fitta trama che coinvolge servizi segreti, militari senza scrupoli e politici corrotti. Quello che è certo è che Yeruldelgger non ha più niente da perdere ed è pronto a tutto, ancora una volta.
Tempi selvaggi. Yeruldelgger
È inverno inoltrato e la steppa è avvolta nella morsa dello dzüüd: le temperature si aggirano sui meno trenta, un vento gelido imperversa e il paesaggio è spazzato da tormente di neve. Sembra di respirare vetro. È la leggendaria sciagura bianca, che al suo passaggio lascia dietro di sé una scia di cadaveri. Milioni di vittime, uomini e animali. Da un cumulo di carcasse congelate, incastrata fra un cavallo e una femmina di yak, sbuca la gamba di un uomo. È solo il primo di una serie di strani ritrovamenti. Nel frattempo, in un albergo di Ulan Bator, viene assassinata la prostituta Colette, delitto del quale è accusato proprio il commissario Yeruldelgger. E poi c’è la scomparsa del figlio di Colette, le cui tracce porteranno il commissario fino in Francia, in una fitta trama di giochi di potere dei servizi segreti, loschi affari dei militari e corruttela della politica. Yeruldelgger non ha più niente da perdere ed è pronto a uccidere. Il fuoco va sconfitto col fuoco, proprio come si fa quando scoppiano gli incendi nella steppa: si creano muri incendiari. E intanto, la neve continua a ricoprire la Mongolia… Secondo capitolo della trilogia di Yeruldelgger, Tempi selvaggi non deluderà le aspettative. Il commissario più amato del momento è tornato. Su Yeruldelgger è stato scritto: «Mongolia immensa, spirituale, nera, nel romanzo rivelazione di Ian Manook. Un racconto inesauribile, che risuona ben oltre la rivelazione del male e lo svelamento del colpevole. L’esordio di Manook impone lo spassante scenario mongolo nell’immaginario del poliziesco, così come vent’anni fa Mankell impose la Svezia». Roberto Iasoni, «Corriere della Sera» «Ian Manook mette in scena un giallo dai sapori forti, in un paese ricco di contraddizioni. L’autore è molto abile a trascinare il lettore in una trama violenta e in luoghi esotici. Un romanzo giallo e al tempo stesso un libro di viaggio». Brunella Schisa, «il Venerdì di Repubblica» «Fazi fa delle indagini del commissario Yeruldelgger la sua scommessa per le letture sotto l’ombrellone e non è difficile capire fin dalle prime righe perché la puntata è vincente». Cristina Nadotti, «la Repubblica» «Il thriller di Manook è un magnifico reportage in un mondo perlopiù sconosciuto». Fabrizio D’Esposito, «Il Fatto Quotidiano» «Il futuro del noir? Uno sbirro stile Gengis Khan». Caterina Maniaci, «Libero»
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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FABIO RADAELLI 04 dicembre 2017
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Yeruldegger è tornato, in questo secondo romanzo a lui dedicato, dopo essere riuscito a rimanere in vita e aver scoperto la corruzione ai vertici della polizia. E insieme a lui tornano le persone che gli sono più care e che lo aiuteranno ancora una volta e i fantasmi che non l'abbandonano da tempo. I riti del passato, di un Paese antico, stanno lasciando il posto a cambiamenti sempre più veloci e drammatici. Affari loschi, risorse depredate, traffici di esseri umani portano il Commissario dalla Mongolia alla Russia e poi ancora fino in Francia. Per scoprire che il suo nemico è sempre lo stesso. Mentre nuovi inaspettati amici si fanno avanti
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