Primo disco di Pino Daniele, contenente tantissime canzoni diventate poi negli anni degli evergreen. La tradizione del canto napoletano si sposa alla perfezione con temi a volte profondi, a volte scanzonati, e nuove sonorità sperimentali. Il risultato è pura magia che, quasi 50 anni dopo l'uscita, non risente assolutamente dell'età.
Terra mia (2008 Remastered Edition)
Finalmente, dopo oltre trent'anni di onorata carriera, escono i primi album di Pino Daniele completamente rimasterizzati, utilizzando come fonte i nastri originali.In lussuose confezioni in formato super jewelcase ecco quindi rivivere di nuova luce quelli che rappresentano i capolavori del blues-man napoletano più famoso nel mondo."Terra mia" è l'esordio, pubblicato originariamente nel 1977.Pino Daniele all'epoca è un nome ancora semisconosciuto, ma nell'ambiente dei musicisti napoletani si sta lentamente facendo notare come chitarrista dal talento unico.Grazie ai brani "Napule E'", "Che Calore" e "'Na Tazzulella E Cafè" (quest'ultima trasmessa in continuazione all'interno del programma radiofonico "Alto Gradimento" condotto da Renzo Arbore), Pino inizia ad avere una certa notorietà grazie alla sua originale miscela di pop cantautorale, blues e tradizione napoletana.
-
Artisti:
-
Supporto:CD Audio
-
Numero supporti:1
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
Walt75 01 gennaio 2025Inizio folgorante
-
gino di foggia 14 aprile 2024terra mia
Tra il luglio del “76 e l’aprile del “77 nello studio Quattro Uno di Roma Pino Daniele registrò “Terra mia”, il suo primo album. I musicisti che lo accompagnarono in questa prima avventura musicale erano tutti estremamente validi e la qualità degli arrangiamenti ne è la prova. Disco veramente imperdibile, che suda intensità, smania compositiva e voglia di fare le cose in grande. Il disco è una perla di musica dal sapore fortemente mediterraneo con contaminazioni disparate caratterizzate da sonorità etniche, gag sarcastiche, musica popolare napoletana.
-
Grande capolavoro classico ed esordio folgorante di Pino Daniele, un disco che ha compiuto esattamente 30 anni e deve ancor oggi la sua forza alla geniale ed assai originale sintesi tra due culture che si compenetrano (musica napoletana con la melodia tradizionale e il linguaggio nuovo del blues), qui fuse insieme in un impasto di grande novità artistica, culturale e musicale. L’album infatti getta un ponte sospeso fra tradizione e innovazione, rileggendo e reinterpretando la prima con la proposta di qualcosa di davvero nuovo e moderno, in grado di andare oltre la prospettiva comune e consolidata e aprendosi ad un discorso di ampio respiro. Lo stesso uso del dialetto come lingua parlata restituisce dignità poetica, umana ed artistica alle illusioni e disillusioni, alla protesta e al sogno di riscatto di Napoli e del sud. Questo retroterra culturale si innesta sull’uso del blues quale espressione vitale di speranze, volontà ed illusione di cambiamento e nell’intento di superare i luoghi comuni, i numerosi cliché e pregiudizi sulla realtà meridionale e partenopea, che è riletta qui con sguardo nuovo come un mondo complesso, articolato, senz’altro contraddittorio ma assolutamente vitale. L’album risente, in questa complessità e sinergia di accenti, del fermento musicale e culturale del periodo, specie l’influsso della Nuova Compagnia di Canto Popolare, una delle realtà più vive della scena artistica e musicale napoletana a partire dalla metà degli anni ’70, che intese proporre appunto una nuova e moderna rivisitazione delle radici del canto e della melodia tradizionale attraverso l’adozione di nuovi ritmi, stili e modelli proiettati verso una prospettiva di rilettura che, pur nella fedeltà ai punti fermi della tradizione, gettasse appunto dei ponti fra antico e moderno. A ciò si aggiungono le suggestioni musicali di assoluto livello e respiro internazionale che Pino Daniele ha sempre avuto e che hanno sempre caratterizzato il suo mondo musicale ed artistico, ma che erano espresse fin dall’epoca: c’è infatti una sguardo di ampio orizzonte rivolto al rock-blues d’oltreoceano, al jazz e alle numerose sonorità mediterranee. La caratteristica cifra stilistica e musicale dell’album intende esprimere la vivacità culturale partenopea mediante una sinergia ed innesto di stili nuovi sull’impianto tradizionale e melodico. Ne sono prova, in brani quali “Saglie, saglie” o “Ce sta chi ce penza”, certi canti di sapore assai antico o i temi musicali delle tammurriate e tarantelle, adattate però in chiave rinnovata, stimolante e moderna, di assoluta poesia, originalità e musicalità, con l’obiettivo di esprimere e narrare una realtà appunto complessa e difficile ma con esiti di grande sensibilità e straordinaria ispirazione artistica e musicale. Affiora qua e là, tra gli strumenti tradizionali delle percussioni popolari e dei mandolini, una ritmica nuova e lo stesso blues si affaccia alla ribalta con i suoni distorti delle chitarre, come nel brano “ 'Na tazzulella 'e cafè” che esprime l’ironica presa in giro dei luoghi comuni sulla realtà meridionale e napoletana; o ancora ad esempio nel movimentato e trascinante giro di accordi blueseggianti di “Maronna mia”. Emerge dall’album il ritratto di una Napoli problematica dove anche lo stesso Pulcinella non è più una maschera bonaria ma è un emblema inquieto di violenza e pensa alla guerra (“Suonno d'ajere”): una città di “mille culure e mille paure” come dice lo splendido brano di apertura di “Napule è”. Un evergreen ormai, quest’ultimo, aperto dal lirico pianoforte e rafforzato nella sua poesia dagli squarci orchestrali..Ma emerge anche una città e una realtà vitale, ove la voce dei bambini sale dai vicoli e tu sai che non sei solo (“Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sule”). Oppure la bellissima “Cammina cammina”, pochi semplici e lirici accordi di chitarra e un testo poetico degno di Eduardo, sulla storia di un anziano (“vicchiariello”) che cammina solitario sotto la luna, parlando fra sé e sé e pensando a voce alta, intento a sorridere con ironico disincanto, per allontanare ed esorcizzare la morte che gli torna in mente al pensiero della defunta amata, all’insegna del più classico tra i leit-motif della cultura napoletana. Su tutto l’album, campeggia con il suo alone di sensibilità, poesia e musicalità sublime la voce magica di Pino Daniele, su cui il fratello Nello (talentuoso musicista e cantante anch’egli) spese parole assai belle quanto corrette e calzanti in un libro-intervista di due anni fa: “nessuno avrebbe potuto immaginare che da quel fisico poderoso potesse uscire una voce fresca come la pioggia, una voce capace di rendere immortali le emozioni che tutti provavano”. Senz’altro “Terra Mia” è uno dei capolavori più intensi della musica e della canzone italiana: riascoltarlo rappresenta un’occasione per riscoprire a 30 anni di distanza l’esordio di uno dei nostri più grandi, originali e rappresentativi artisti. E al tempo stesso è la testimonianza (una fra le tante ma anche fra le maggiori e più significative) della grande vitalità e straordinaria vivacità culturale che hanno fatto da sempre di Napoli una capitale di respiro europeo: un dato che è ancora oggi necessario ribadire, a fronte di pregiudizi e dietrologie che via via riaffiorano sulla realtà culturale, civile ed artistica partenopea.
Disco 1
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it