Territori vulnerabili. Verso una nuova sociologia dei disastri italiana, a cura di Alfredo Mela, Silvia Mugnano e Davide Olori, rappresenta un'opera preziosa per chiunque si occupi di sociologia dei disastri e gestione dell'emergenza. Il libro si distingue per la sua duplice anima: da un lato, offre un'analisi rigorosa e illuminante dei concetti chiave della disciplina; dall'altro, propone spunti concreti e operativi per affrontare le sfide poste dai disastri naturali e socio-naturali. Uno dei punti di forza principali del libro è la sua ricchezza di casi di studio. Gli autori mettono a confronto diverse esperienze di disastri avvenuti in Italia nel corso degli ultimi cinquant'anni, offrendo al lettore una panoramica completa e sfaccettata dei fenomeni in questione. L'approccio di Mela, Mugnano e Olori è attento a non cadere in facili semplificazioni. I disastri, infatti, non sono eventi improvvisi e inaspettati, ma piuttosto il risultato di complesse interazioni tra fattori naturali, sociali e politici. Il libro sottolinea l'importanza di considerare la vulnerabilità dei territori come un prodotto di processi storici e sociali, mettendo in luce le responsabilità umane nella genesi e nell'amplificazione dei disastri. Territori vulnerabili non si limita a descrivere i fenomeni, ma propone anche un'agenda per il futuro. Gli autori invitano a ripensare le politiche di prevenzione e mitigazione dei disastri, ponendo al centro la costruzione di comunità resilienti e capaci di auto-organizzarsi. In un'epoca segnata da sempre più frequenti eventi climatici estremi e disastri ambientali, questo libro rappresenta un contributo fondamentale per la comprensione e la gestione di queste complesse sfide. La sua lettura è consigliata non solo agli studiosi e agli operatori del settore, ma anche a tutti coloro che sono interessati a comprendere le dinamiche sociali dei disastri e il ruolo che possiamo giocare per costruire un futuro più sicuro e resiliente.
Territori vulnerabili. Verso una nuova sociologia dei disastri italiana
Erroneamente si pensa che i disastri naturali siano un tema poco legato alle scienze sociali. Al contrario la sociologia dei disastri in Italia ha radici profonde e un percorso storico consolidato. Sebbene ogni evento abbia una data e un’ora precisa, il ciclo del disastro è costituito da un pre-evento (prevenzione e mitigazione) e un post-evento (risposta e recupero) e l’impatto che un disastro ha su un territorio non dipende solo da fattori fisici ma anche dalla capacità delle comunità colpite di sapersi preparare, affrontare e rispondere all'evento catastrofico. Questa capacità non si crea nel momento dell’evento ma è legata alle dinamiche sociali, economiche e politiche del territorio. I disastri naturali amplificano le vulnerabilità sociali del territorio, evidenziano i meccanismi virtuosi e i malfunzionamenti dei sistemi di governance locale e valorizzano il capitale sociale. Il volume presenta una ricca e approfondita analisi di casi mettendo a confronto diversi disastri socio-naturali in un arco di tempo di più di mezzo secolo. Lo studio delle dinamiche sociali dei terremoti dell’Irpinia (1980), de L’Aquila (2009) e di Mirandola (2012), le alluvioni di Firenze (1966), di Giampilieri-Messina (2009) e del Sannio-Benevento (2015) e i rischi eruzione dei vulcani Etna e Vesuvio aiutano ad avviare nuove riflessioni per la sociologia dei disastri ed evidenziano che è ancora aperta una questione sociale dei disastri. Sviluppare tali prospettive appare ancora più urgente nel nostro paese, che compare ai primi posti in Europa per ricorrenza e intensità dei disastri, come purtroppo ci ricordano i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale tra l’agosto del 2016 e il gennaio 2017.
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Anno edizione:2017
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Natascia 01 maggio 2024Un'analisi illuminante della sociologia dei disastri in Italia
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