Il testamento collettivo
Aprioristicamente ostracizzato dal sistema giuridico italiano attraverso la comminatoria di un esplicito divieto - apparentemente posto a completamento del complesso di tutele normative preordinate a garantire la libera ed incondizionata autonomia dispositiva del de cuius - l'istituto del testamento collettivo, storicamente condizionato da contingenze territoriali che ne hanno variamente definito il paradigma, acquisisce una particolare importanza nel contesto delle prospettive di riforma del diritto ereditario, all'interno delle quali è sempre più evidente la tendenza a superare la rigidità propria dell'impostazione tradizionalistica che circoscrive le fonti della delazione solo alla legge ed al testamento «comune», aprendone il catalogo oltre che al contratto, anche a strumenti ulteriori, a struttura «ibrida», ma che proprio in ragione della loro «ibridità», presentano maggiore flessibilità, permettendo di addivenire ad una pianificazione successoria maggiormente «condivisa» e, perciò, maggiormente adeguata alla composizione degli interessi concretamente coinvolti nel singolo fenomeno devolutivo, oltre che funzionale alla piena realizzazione della personalità del de cuius. L'analisi storica e comparatistica del testamento collettivo - condotta alla stregua degli interessi e delle esigenze che ne hanno accompagnato l'ascesa e il declino - e la perimetrazione del relativo divieto nel sistema nazionale, oltre alla considerazione che l'istituto riceve nel contesto della normativa di fonte sovranazionale, se, da una parte, consentono di definirne i profili disciplinari ed i margini di operatività nel vigente regime proibizionistico, dall'altra, ne permettono di intravedere significative prospettive applicative, seppur de iure condendo.
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Anno edizione:2022
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In commercio dal:30 settembre 2022
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