Tresor. Testo francese a fronte - Brunetto Latini - copertina
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Letteratura: Italia
Tresor. Testo francese a fronte
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Descrizione


"Tresor" nel senso di scrigno pieno d'oro e di gioielli, una raccolta di beni spirituali preziosi: la filosofia teorica, "denaro contante"; la filosofia pratica e la logica, "pietre preziose"; la retorica e la politica, "oro fino". L'opera più famosa di Brunetto Latini è di fatto un'enciclopedia medievale scritta in forma abrégée rispetto alle trattazioni latine del XIII secolo, perché al pubblico della nuova cultura laica di mercanti, amministratori, giudici e notai (come Brunetto) servivano strumenti più agili e compendiati. Per la stessa ragione Brunetto non scrive il suo trattato in latino, ma in francese, la lingua emergente di allora, non essendo ancora il toscano, prima di Dante, una lingua abbastanza strutturata per potervi sostenere un'opera impegnativa in prosa. La storia universale, la medicina, le scienze naturali, la geografia, l'agricoltura, l'architettura, il bestiario di tutti gli animali conosciuti: sono materie in cui Brunetto si dimostra supremo divulgatore. Ma il cuore dell'opera risiede nelle parti sull'etica e sulla politica. La retorica come fondamento dell'arte di governo è uno snodo che caratterizza le idee nuove di Brunetto, mutuate dalle antiche di Aristotele e Cicerone. Porre la cultura classica a fondamento della gestione del potere nelle società comunali italiane significava avviare un processo che avrebbe avuto conseguenze durature. E per questo si può dire che Brunetto fu il capostipite di un rinnovamento della cultura che avrebbe riguardato molte generazioni.

Dettagli

27 marzo 2007
LXIV-889 p., Rilegato
Li livres dou Tresor
9788806185688

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Foto di Brunetto Latini

Brunetto Latini

(Firenze, dopo il 1220-94) scrittore italiano. Notaio, fu ambasciatore guelfo in Castiglia nel 1259. Mentre ritornava a Firenze, i ghibellini vittoriosi a Montaperti (1260) lo condannarono all’esilio; perciò rimase sei anni in Francia esercitando la professione notarile. Al rientro in patria, dopo la battaglia di Benevento (1266), partecipò intensamente alla vita politica, giungendo fino al priorato (1287). Dante lo canta (Inferno, XV) come suo maestro (il che va però inteso nel senso generico di un magistero ideale), ricordandone la «cara e buona imagine paterna». Dei suoi eclettici interessi di prosatore e poeta in francese e in italiano testimonia una vivace attività letteraria, notevole soprattutto per l’impronta laica impressa alla cultura non soltanto fiorentina ma, più in generale,...

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