Nella prima metà, quasi come fosse un saggio, l’autore discute molto di televisione: la considera uno specchio che deforma la realtà, pur regalando labili visioni paradisiache ricche di lustrini e paillettes, ma che trasforma le persone in “proiezioni immaginarie” ed induce nel quotidiano alla recita come dentro ad un grande Truman show. Nella seconda metà la narrazione è incentrata principalmente sul sesso, scambiato soprattutto a pagamento, talvolta con parvenze d’amore: duecento pagine di “paradisi” orgasmici, descritti nei dettagli, pagine presto noiose per la ripetitività e tristi per le condizioni del povero protagonista, vittima di un’ansia da appagamento fisico e di una componente masochistica per la quale accetta la sua “condanna” emotiva. Sia chiaro: Walter Siti scrive molto bene e descrive con chiarezza ed efficacia i suoi “troppi paradisi” terreni. Ma esagera nella volgarità (delle situazioni più che dei termini): una volgarità ostentata, non sufficientemente ammorbidita da certe venature ironiche sparse nel discorso. Il suo è un realismo narrativo che vuole evidentemente provocare reazioni (nella sacrosanta battaglia culturale per la libertà sessuale) ma che qui pare sostanzialmente ridotta al diritto venale di godere a dismisura possedendo o essendo posseduti.
Troppi paradisi
Un professore sessantenne, Walter Siti, il protagonista, una casa in via Tina Pica a Roma, un tranquillo lavoro all'università dell'Aquila e la relazione con Sergio, placida, un ragazzo che lavora come autore televisivo alla Rai. Una vita mediocre, trascorsa tra programmi in tv e i gossip che Sergio racconta, da lì dentro, dove pare che tutti facciano carriera tranne lui, che il lavoro lo perde ed entra in crisi ammalandosi di anoressia. I due si separano, ma poi nella vita di Walter arriva Marcello: culturista e borgataro, un messaggero di divina bellezza che incarna lo spirito dei tempi come nessun altro. Fragile ed egoista, alla costante ricerca di piaceri effimeri e sostanze stupefacenti, trascina Walter in una spirale autodistruttiva. Un'opera epocale, in cui Walter Siti, lo scrittore, ha sintetizzato la nostra contemporaneità con sincera spietatezza: sentimenti, gesti, desideri, sogni, non sono altro che immagini illusorie di un mondo mediatico di plastica, in cui realtà e rappresentazione si mischiano irreversibilmente.
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Lingua:Italiano
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_simo_ 11 luglio 2024noioso nel suo pretendere di essere troppo scandaloso
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