Discreta la prosa, anche se ancora immatura. I racconti sono senza profondità, e risultano piatti. Un libro per i più giovani, o chi ha poche pretese.
Tutto quello che è un uomo
Finalista Premio Gregor von Rezzori per la narrativa straniera 2018
«È imbarazzante. E meraviglioso» - The New York Times
Nove uomini, in diverse età della vita, dall'adolescenza alla vecchiaia. Un continente, l'Europa oggi – da Cipro alla Croazia, dalle Fiandre alla Svizzera –, fotografato in una luce cruda, quasi senza ombre. I nove fanno quasi tutte le cose che i maschi sono soliti fare: inseguono donne, le abbandonano, tentano un affare improbabile, cercano un luogo dove vivere un esilio decente, chiacchierano, sognano un'altra vita. E se a ogni capitolo tutto – protagonista, ambiente, atmosfera – cambia, fin dal primo stacco le nove storie sembrano una sola. All'inizio stentiamo a riconoscerlo, il paesaggio che David Szalay ci costringe a esplorare, finché, per ogni lettore in un punto diverso, ciò che abbiamo davanti si rivela per quel che è, in tutta la sua perturbante evidenza: il nostro tempo, quello che viviamo ogni giorno, in forma di romanzo.
«Non piove più. Dai finestrini della carrozza vedono cose. Un tratto commemorativo del Muro, zeppo di graffiti psichedelici. Un mondo che loro non ricordano. Sono troppo giovani. Sole sulla striscia di terra vuota, sole che batte dove prima sorgeva il Muro. Sole: attraverso i finestrini della carrozza della S-Bahn, attraverso i loro ricami di impurità, tocca gli occhi strizzati di Simon.
Che ci faccio qui?
Che ci faccio qui?
Il treno sobbalza sugli scambi.
Che ci
Il treno rallenta
faccio qui?»
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Traduttore:
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Anno edizione:2021
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mimmo 29 maggio 2025Noioso molto
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FF 08 marzo 2022Molto bello
Libro molto bello. Lo stile è sempre quello della raccolta di storie (come in Turbolenza). Questo libro è però più lungo e anche le singole storie sono più dettagliate e profonde.
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Un gran bel libro. Originale soprattutto, per senso e struttura, anche se la cosa migliore è la scrittura. Senza quella, senza quella qualità non avrebbe retto. Un falso minimalismo. Sembra vetro ed è cristallo. Sfaccettature di senso, limpidezza di descrizione, capacità di cogliere e scomporre nel dettaglio la luce delle cose e del modo in cui vendono viste e vissute. Ma anche fragilità. Un meccanismo delicato, in cui il lettore deve entrare e non distrarsi, prestare attenzione ai dettagli. I paesaggi, su e giù per l’Europa, sono importanti e sono resi con grande nitidezza. Fanno pensare all’America di Hopper. Frasi spesso brevi. Aggettivazione precisa. È semplice come stile, ma devi essere molto bravo per essere così semplice. Altro ingrediente importante: la punteggiatura. Non è solo tecnicamente corretta, ma viene usata benissimo per sincopare il ritmo di lettura. Letteratura maschile, senza dubbio, per angolo visuale e sensibilità. Di una tristezza cruda, asciutta. Sono storie di uomini, d’altronde, raccontati nella loro solitudine interiore. Hanno sempre davanti un futuro avvolto nella nebbia e da un certo punto in poi la consapevolezza nuda della fine. Intanto, qualcosa sta per accadere; forse qualcosa o qualcuno sta per dar loro un'opportunità o per far loro del male. Oppure è una turbolenza che chissà dove porta. Sono uomini insomma davanti ad un passaggio stretto, un bivio, un momento in cui forse qualcosa che vale la pena di fotografare si sta determinando. Forse. E questa tensione sottile, questa incertezza corre lungo tutte le pagine. Come una corrente a bassa intensità. Consiglio assolutamente!
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