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Questo film ha quasi vent'anni, ma resta sempre un meraviglioso cult. Consigliatissimo a tutti gli amanti delle storie d'amore e del romanticismo. Un film che vi farà sicuramente commuovere nel finale, dalla trama particolare e dai risvolti inaspettati che vi lasceranno a bocca aperta. Complimenti alla regia e soprattutto al meraviglioso cast: Anthony Hopkins e Brad Pitt sono veramente due pezzi grossi. Vi sorprenderanno i loro dialoghi, per la loro profondità e per la loro bellezza.
Come è la morte? Come ci si presenta a noi? Queste sono domande a cui tutti vorremmo una risposta. Un'interpretazione a queste domande ce la dà Martin Brest, che ci rappresenta la cosa cui tutti vorremmo incontrare il più tardi possibile, come un'essere di assoluta bellezza ed eleganza. A Brad Pitt affida questo difficoltoso, quanto superinteressante incarico. Pitt, oltre al suo fascino, trasmette al personaggio simbolico della Morte: bellezza, eleganza, sicurezza, suberbia, ma anche timidezza, romanticismo, compassione e pietà. La morte chiamata Joe Black (il nero forse è una delle uniche cose che spontaneamente attribuiamo alla morte), la cosa più orribile e cattiva, che trascina via e spezza senza distinzioni vite umane; anche nel film la morte prende in prestito il corpo di Brad Pitt ragazzo per poter adempiere alle sue funzioni; in questo film riesce a provare il sentimento più nobile e più prezioso che una persona possa incontrare nella sua vita: l'amore. Amore per la figlia della sua vittima, amore mai conosciuto da un personaggio ritenuto da tutti e da sempre come l'essere più malefico nella vita. Il personaggio evolve sempre più in maniera positiva nel corso del film sino a diventare complice, aiutante, nonchè braccio destro della sua vittima: Anthony Hopkins. Se davvero la morte è così buona, dato che nel finale restituisce, addirittura, il corpo e la vita al giovane Brad Pitt, dal quale l'aveva presa in prestito; forse allora non dovremmo aver così paura di essa.
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