Compositore francese.
Gli esordi. Figlio di Pierre Joseph, ingegnere svizzero, e della spagnola Marie Delouart, nel 1882 iniziò a Parigi con Henri Ghys lo studio del pianoforte, che proseguì dal 1888 con Émile Decombes.?Nel 1887 affrontò l'armonia con Charles René; l'anno seguente fece la conoscenza di Ricardo Viñes (1875-1943), futuro interprete di molte sue opere per pianoforte, col quale strinse un'amicizia duratura.?Recatosi all'Esposizione universale (1889), ascoltò musiche orientali restandone affascinato.?In quello stesso anno entrò in conservatorio.?Con Viñes nel '91 passò ai corsi superiori e si iscrisse ad armonia.?Lasciò il conservatorio dal '95 al '98 per rientrarvi frequentando la classe di contrappunto e fuga (tenuta da Gédalge) e il corso di composizione affidato a Fauré, col quale terminò i suoi studi nel 1905.?Già nel 1893, subendo l'influsso di Chabrier, compose una pianistica Sérénade grotesque rimasta a lungo inedita.?Nel medesimo anno conobbe Satie.?Prima della conclusione degli studi la personalità creatrice di R. era già formata: a quegli anni risalgono alcune significative composizioni tra cui il Menuet antique per pianoforte (1895) e la prima versione della Habanera per due pianoforti, poi riversata nei Sites auriculaires, quindi orchestrata quale terzo movimento della Rhapsodie espagnole (1907), dove per la prima volta emerge l'interesse per il mondo iberico.?Accanto a un raffinato gusto armonico, già nelle composizioni di fine secolo si delineano i tratti della sua maturità stilistica nella spiccata tendenza alla linearità melodica rapportata ai modelli classici e preclassici.?Nel 1897 condusse a termine una Sonata per violino e pianoforte e Entre cloches (secondo quadro dei Sites auriculaires), pubblicate postume solamente nel 1975. Nel 1898 lavorò alla Pavane pour une enfante défunte, poi orchestrata e destinata a divenire una delle sue composizioni più amate; compose inoltre il primo lavoro orchestrale, l'ouverture Shéhérazade che, da lui stesso diretta nel 1899, venne ripetutamente fischiata. Al '99 risalgono Deux épigrammes de Marot per canto e pianoforte.?Nel 1901 si presentò al Prix de Rome classificandosi secondo con la cantata Myrrha, mentre nei due anni seguenti non ottenne nemmeno l'ammissione.?Nel 1905 per l'ultima volta si ripresentò al Prix venendone escluso dopo le eliminatorie; scoppiò uno scandalo con conseguenti dimissioni di Dubois, direttore del conservatorio; se ne avvantaggiò il suo maestro Fauré, subentrando a Dubois.?Nel 1901 frattanto si era recato a casa di Debussy e aveva composto Jeux d'eau, il cui pianismo contribuì a creare l'equivoco secondo cui R.?sarebbe stato un epigono di Debussy. In realtà, per quanto abbia in comune con Debussy talune tendenze coloristiche, il mondo musicale di R.?si delineò ben presto in netta opposizione con l'impressionismo e il simbolismo debussiani. È indubbio che, nelle sue prime opere, egli si sia trovato a dover utilizzare i mezzi sonori maturati dalla musica francese di fine secolo; e certamente subì l'influenza di Fauré e di Chabrier, conseguendo un'esperienza armonica esteriormente analoga a quella di Debussy, che era nato tredici anni prima di lui.?Tuttavia Jeux d'eau, la più debussiana delle sue pagine, venne composta molto prima che Debussy affermasse il suo maturo stile pianistico già delineato nelle Images (1893) e culminante poi nei Préludes (1910).?Non a torto dunque R. rivendicò la priorità; in effetti la sua personalità si differenziò presto da quella di Debussy per il rigore formale della costruzione, dove la melodia è sempre strutturata con disegno nitido, mentre il colorismo si avvicina più a quello pittorico dei fauves che non a quello degli impressionisti.
Da «miroirs» a «la valse». Nel 1902, accostandosi alla musica da camera, compose il Quartetto ricevendone l'apprezzamento entusiasta di Debussy.?Nel 1905 nacquero altre due importanti pagine per pianoforte (Sonatine e Miroirs, questi ultimi in parte orchestrati); su commissione il compositore lavorò all'Introduction et allegro per arpa, flauto, clarinetto e archi.?Nel 1907 alla sala Érard, avversate da pubblico e critica per l'inconsueto trattamento della voce e la novità delle armonie, vennero eseguite le Histoires naturelles su testi di J. Renard.?Sempre nel 1907 iniziò a comporre l'opera teatrale L'Heure espagnole, che andrà in scena con vivi contrasti solamente nel 1911.?Nel 1908, su poemetti di A.?Bertrand, compose il capolavoro pianistico Gaspard de la nuit; l'hanno seguente S.?Diaghilev gli commissionò il balletto Daphnis et Chloé, rappresentato con successo al Théâtre du Châtelet nel 1912; frattanto videro la luce anche le pianistiche Valses nobles et sentimentales (1911), poi orchestrate e trasformate in balletto con il titolo di Adélaïde ou le langage des fleurs (1912).?Sempre nel 1912 ebbe luogo la «prima» della versione coreografica di Ma mère l'Oye, affascinante suite infantile per pianoforte a quattro mani concepita già fin dal 1908, poi orchestrata e ampliata.?Nel 1909, con Fauré, F.?Schmitt e altri, fondò la Société Musicale Indépendante per diffondere la musica contemporanea; collaborò inoltre quale critico musicale alla «Revue musicale» e a «Comoedia illustrée».?Nel 1913 soggiornò in Svizzera (Clarens), dove lavorò con Stravinskij all'orchestrazione della Kovàncina di Musorgskij; fu lo stesso Stravinskij a suggerirgli lo studio del Pierrot lunaire di Schönberg, propiziando così la stesura dei Trois Poèmes de Mallarmé.?Nel 1914 compose il Trio per pianoforte e archi.?La guerra gettò R.?in una profonda crisi: tentò inutilmente di arruolarsi in aviazione; ritenuto inabile, ottenne infine di partire per il fronte di Verdun (1916) come conduttore di autocarri.?Si ammalò e, ricoverato in ospedale, subì un intervento chirurgico.?Definitivamente riformato, rientrò a Parigi nel 1917 per assistere alla morte della madre, una perdita che acuì la sua prostrazione.?Terminò allora il Tombeau de Couperin (poi orchestrato), duplice omaggio ai compagni caduti in guerra e alla tradizione calvicembalistica francese del sec. xviii. Nel 1915 aveva scritto le Trois Chansons (coro a cappella) su testi propri.?Nel 1918 iniziò a soffrire di insonnia; meditò in quel periodo di musicare la fiaba lirica di Colette L'enfant et les sortilèges, che andrà in scena soltanto nel 1925 a Montecarlo, sotto la direzione di De Sabata.?Nel 1919, su invito di Diaghilev e riprendendo un vecchio progetto, compone La valse, vasto poema coreografico che peraltro Diaghilev si rifiutò di mettere in scena, ritenendo inadatta a un balletto la mirabile partitura, nostalgico e lucido epicedio di un'intera epoca.?Nel 1920 lavorò al Duo, dall'inconsueto organico (violino e cello) e tra le sue pagine più audaci dal punto di vista armonico.?In segno di riconoscimento dell'ormai consolidata fama (morto Debussy, era infatti considerato il maggior compositore francese vivente) nel 1920 venne insignito della Legion d'onore, che tuttavia rifiutò, insofferente com'era di ogni forma di ufficialità.?Nel 1921 si trasferì a Monfort, nei pressi di Parigi, acquistando il «Belvédère», sua ultima dimora. L'anno seguente, su richiesta di Kusevitzkij, iniziò a orchestrare i Quadri di una esposizione di Musorgskij, tuttora una delle pagine più eseguite.?Nel 1923 lavorò alla matura Sonata per violino e pianoforte (terminata solo nel '27), raffinata partitura, ulteriore gemma nella pur esigua e pregevole produzione cameristica.
La fama internazionale. Sono anni nei quali la fama di R. ha ormai varcato l'oceano; il musicista effettua tournées nella duplice veste di pianista e direttore: nel 1922-23 è a Londra, poi ad Amsterdam e a Venezia, quindi a Barcellona ('24).?Nel 1926 si reca in Scandinavia, in Scozia e ancora in Inghilterra, dove due anni dopo riceve la laurea honoris causa (Oxford).?Nel '28 si reca in Canada e negli Stati Uniti, dove incontra Gershwin, il quale vorrebbe ricevere lezioni da lui: R. saggiamente lo convince come sia meglio «fare dell'ottimo Gershwin piuttosto che del cattivo Ravel».?Si entusiasma al jazz, di cui è possibile trovare traccia in non poche pagine, specie nei due coevi Concerti pianistici (1929-30): quello per la sola mano sinistra, irto di dissonanze, scritto per l'austriaco Paul Wittgenstein (mutilato in guerra, fratello del filosofo Ludwig), e quello in sol dalle più distese atmosfere.?Si tratta di due capolavori ai quali occorre aggiungere Tzigane, geniale rapsodia per violino e pianoforte fitta di rimandi al folclore ungherese, composta nel 1924 e poi convertita in versione orchestrale.?Nel '25 scrisse le sublimi Chansons madécasses, nelle quali, trasfondendo il suo interesse per l'esotismo, conseguì grande originalità nella scrittura vocale.?Concepito come balletto per Ida Rubinstein, nel '28 nacque il Boléro, in assoluto uno dei brani più popolari del Novecento; fu il grande amore di R. per la musica iberica, vivo fin dalle prime opere, a suggerirgli la stesura di un brano nel quale un ritmo costante rappresentasse la base strutturale per uno straordinario sfoggio di maestria strumentale. Agli inizi degli anni '30 si manifestarono nel compositore, in forma di progressiva afasia e aprassia, crescenti disturbi al cervello destinati ad aggravarsi ulteriormente. Fece ancora in tempo a compiere le Trois Chansons de Don Quichotte à Dulcinée (1932), suo testamento spirituale, e a effettuare un viaggio in Marocco e Spagna nel '35.?Sottoposto a intervento chirurgico il 19 dicembre del 1937 (si credeva fosse affetto da un tumore al cervello), entrò in coma poco dopo e all'alba del 28 cessò di vivere. Uomo schivo dall'intelligenza acutissima e dalla sensibilità squisita, grande orchestratore, profondo conoscitore della tecnica pianistica, per la perfezione cesellata delle sue partiture R. fu definito ammirativamente da Stravinskij un «orologiaio svizzero».?Nella musica del Novecento egli rappresenta l'ultimo tentativo di un recupero attivo della tradizione classica francese: rivissuta non attraverso una mediazione neoclassica, ma spingendo alle estreme conseguenze, senza sconfinare nell'atonalismo, le conquiste più avanzate di una tecnica moderna saldamente ancorata al sistema diatonico, spesso avvalendosi delle risorse attinte al modalismo. Tra le altre composizioni di R.?si ricordano i tre poemi per canto e orchestra Shéhérazade (1903); i cicli di liriche con pianoforte Cinq mélodies populaires grecques (1905-06), Chants populaires (1910), Deux mélodies hébraïques (1914); Menuet sur le nom de Haydn (1909), Prélude (1913), À la manière de... (1913) per pianoforte; l'affettuosa Berceuse sur le nom de Fauré (1922) per violino e pianoforte e infine una manciata di liriche sciolte tra cui Ronsard à son âme (1923-24) e il Vocalise-étude en forme de habanera (1907), divenuto popolare nella versione violinistica.
