Il protagonista lascia la sua vita di provincia, compresa la moglie Mara e il figlio, dopo aver assistito alla strage di 43 minatori per incuria della miniera stessa e si trasferisce a Milano per prendersi una vendetta contro i "torracchioni lucidi di vetro", i grattacieli dove si trovano i centri di potere. L'opera muove un'aspra critica nei confronti delle bieche logiche di potere in nome della produttività sempre maggiore a discapito dei lavoratori, della spersonalizzazione dell'essere umano in una grande e prospera città, del consumismo sempre più marcato che costringe l'uomo a sentire dei bisogni che naturalmente non avrebbe. Pur essendo un'opera del 1962 i temi risultano del tutto attuali e lasciano al lettore l'amaro in bocca nel constatare che non molto è cambiato da allora.
La vita agra
"La vita agra" segnò per Luciano Bianciardi il momento dell’autentico successo – un successo che non tardò a fare entrare in sofferenza un intelletto indipendente come il suo. Il romanzo, ampiamente autobiografico, vede il protagonista lasciare la provincia e con essa la moglie e il figlioletto per andare a vivere a Milano. L’intento iniziale è far saltare un grattacielo, per vendicare i minatori morti in un incidente causato dalla scarsa sicurezza sul lavoro (il riferimento è all’incidente alla miniera di Ribolla del 1954, in cui persero la vita quarantatré minatori). Ma il protagonista vive in perenne bilico fra voglia di far esplodere il sistema e desiderio di esserne riconosciuto… A cinquant’anni dalla prima pubblicazione nel 1962, "La vita agra" resta un incomparabile sguardo sulle conseguenze umane e sociali del boom economico italiano, ricco di una scrittura irrequieta, precisa, impossibile da imbrigliare. Al romanzo si ispirò il celebre film "La vita agra" di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi che interpretava il Bianciardi/protagonista.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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arobed 15 agosto 2024
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Bea 15 luglio 2024
Libro splendido. Superate le prime pagine in cui il lettore fa un pochino più di fatica a immergersi nel mondo di Bianciardi, dopo ti cattura. Si può leggere anche come una sorta di diario contenente le riflessioni di Bianciardi (ampiamente argomentate). È il manifesto del suo pensiero, del suo stile. Inoltre, ho adorato la descrizione e contrapposizione di Anna e Mara, che seppur diverse dimostrano la loro grande forza e indipendenza
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Silviettaa 19 aprile 2023Realistico
“La vita agra” è un’opera autobiografica di Luciano Bianciardi, scritta nel 1962, incentrata su una missione dell’autore: vendicare la morte delle 43 vittime nella miniera di Ribolla, a causa della scarsa sicurezza sul lavoro, motivo per il quale egli si trasferisce a Milano, lasciando moglie e figlio e dando inizio ad una parentesi della sua vita, a seguito della quale non guarderà più la società allo stesso modo. La sua missione, infatti, non è altro che una metafora della rabbia dell’autore, una rabbia alla quale non ha potuto dare sfogo, alla quale non ha potuto ribellarsi, poiché, per quanto ci si sforzi, siamo tutti “formiche”, vittime indifese, e a tratti anche contribuenti, del sistema capitalistico.
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