Parlare di Calderón, specialmente de “La Vita è Sogno”, significa inevitabilmente doverlo mettere a paragone con i suoi contemporanei (Shakespeare in particolar modo) e trovarsi di fronte alla triste realizzazione che ciò di cui l’autore spagnolo parla si può spesso ritrovare in altre opere di altri drammaturghi, esplorato con maggiore precisione e profondità. Tuttavia io credo che per chi abbia occhi per vedere, orecchie per sentire e spirito per percepire sia possibile esperire quest’opera senza neanche considerare l’aspetto critico e comparativo (anche perché diciamocelo, non è così diversa da una qualsiasi commedia barocca), credo che sia possibile leggere oltre alle battute per trovare immagini di grandissimo valore. Detto questo, nella mia esperienza l’edizione Einaudi mi è sembrata la migliore, con una traduzione più scorrevole e teatralmente più efficace.
La vita è sogno
«Calderón, rinarrando e funzionalizzando a una piú vasta struttura la fiaba orientale (è nelle Mille e una notte ) del califfo che permette a un mendicante di regnare tra due sonni, ripropone qui un problema che si presenta costante nel corso della sua produzione. Si tratta del tema della cultura, della civiltà come strumento di controllo del comportamento naturale dell’uomo. Di fronte all’umana natura la filosofia di Calderón non fu meno pessimista di quanto lo sarebbe stata, a tre secoli di distanza e scavalcando un’epoca inquietata dal sospetto di una mitica bontà del dato naturale, la riflessione psicoanalitica di Freud: guidato dai suoi impulsi naturali, l’uomo si abbandona all’aggressività e alla sensualità fino a rischiare di tutto distruggere e autodistruggersi. Argine al sempre incombente pericolo è la cultura, che, difendendo l’umanità dalla natura, regola i rapporti degli uomini tra loro. Questo pessimismo, ma anche questa fiducia, tutta laica, nella civiltà, si pone a fondamento di piú di un dramma di Calderón». Dall’ Introduzione di Cesare Acutis
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Edizione:2
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Gregorio 30 dicembre 2024Un capolavoro, qui nella sua traduzione migliore.
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