Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica - Giuseppe Antonelli - copertina
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Letteratura: Italia
Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica
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Descrizione


Nel momento stesso in cui si mitizza il popolo sovrano, lo si tratta in realtà come un popolo bue. Qualcuno a cui rivolgersi con frasi ed espressioni terra terra, cercando di risvegliarne bisogni e istinti primari. Da questa idea di popolo discende un’eloquenza volgare, rozza, semplicistica, aggressiva. L’epoca in cui viviamo si definisce post-ideologica. È il tempo della post-politica e della post-verità. Ovvero (cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia) politica e verità da post. Parole e slogan virali che fanno il giro della rete propagandando spesso opinioni su fatti mai esistiti. Quello a cui ci si riferisce con questa sfilza di post è, in realtà, un pensiero prepolitico. E la lingua che lo veicola, più che una neolingua, è una veterolingua che invece di mirare al progresso vorrebbe farci regredire, riportandoci agli istinti e alle pulsioni primarie. Indietro, o popolo! Dal «Votami perché parlo meglio (e dunque ne so più) di te» si è passati al «Votami perché parlo (male) come te». Come la pubblicità, come la televisione, anche la politica alimenta il narcisismo dei destinatari, i quali – lusingati – preferiscono riflettersi che riflettere. Il meccanismo del ricalco espressivo innesca una continua corsa al ribasso. Un circolo vizioso che toglie al discorso politico qualunque forza propulsiva, qualunque dinamismo. Non una risposta ai bisogni degli italiani, ma pura ecolalia: ripetizione ridondante. Così le parole stanno paralizzando la politica.

Dettagli

Libro universitario
IX-126 p.
9788858128701

Valutazioni e recensioni

  • Un'ottima analisi del linguaggio della politica ( e della sua degenerazione). Scrittura scorrevole e piacevole adatta anche ai non specialisti. Giuseppe Antonelli è un ottimo linguista e un ottimo divulgatore. Informato, preciso, mai ripetitivo e scritto in modo accessibilissimo (ma non banale) e scorrevole. Anche a chi aveva già consapevolezza del degrado linguistico, specchio di altro degrado, si propone come fonte di ulteriori considerazioni e prese di coscienza. Consigliatissimo per chi si occupa di lingua e forse anche di più per chi si occupa di politica (perché non segua i cattivi esempi...)

  • MARA CAPORALI

    Un osservatorio sui comportamenti e le attitudini della retorica politica, di ieri e di oggi. Nutro profonde speranze che il prof. Antonelli faccia seguire a questa 'pars destruens' - in cui passa in rassegna gli aspetti linguisticamente più deprecabili della politica italiana, fornendo uno spettro di informazioni di altissimo spessore, alcune delle quali infelicemente collocate nelle note alla fine del volume -, una 'pars costruens' - in cui evidenzi gli esempi positivi, i modelli o quantomeno gli sforzi in una direzione migliorativa che la nostra classe dirigente è o è stata in grado di produrre (citare il vendolese 'non vale' a questo proposito, perché si tratta di una forma estremizzata!).

Conosci l'autore

Foto di Giuseppe Antonelli

Giuseppe Antonelli

1970, Arezzo

Giuseppe Antonelli (Arezzo, 1970) insegna Linguistica italiana all'Università degli Studi di Cassino. Collabora all'«Indice dei libri del mese», all’inserto domenicale del «Sole 24 ore», all’inserto “La lettura” del “Corriere della Sera” e all’area Lingua italiana del portale Treccani.it. Conduce su Radio Tre la trasmissione settimanale La lingua batte e dal 2015 racconta storie di parole nel programma televisivo Il Kilimangiaro di Rai Tre. Nel 2003 ha partecipato al premio Strega con il romanzo Trenità (Pequod). Tra i suoi ultimi lavori: Comunque anche Leopardi diceva le parolacce. L’italiano come non ve l’hanno mai raccontato (Mondadori, 2014); la curatela, con Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin,...

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