Un'ottima analisi del linguaggio della politica ( e della sua degenerazione). Scrittura scorrevole e piacevole adatta anche ai non specialisti. Giuseppe Antonelli è un ottimo linguista e un ottimo divulgatore. Informato, preciso, mai ripetitivo e scritto in modo accessibilissimo (ma non banale) e scorrevole. Anche a chi aveva già consapevolezza del degrado linguistico, specchio di altro degrado, si propone come fonte di ulteriori considerazioni e prese di coscienza. Consigliatissimo per chi si occupa di lingua e forse anche di più per chi si occupa di politica (perché non segua i cattivi esempi...)
Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica
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L'epoca in cui viviamo si definisce post-ideologica. È il tempo della post-politica e della post-verità. Ovvero (cambiando l'ordine degli addendi, la somma non cambia) politica e verità da post. Parole e slogan virali che fanno il giro della rete propagandando spesso opinioni su fatti mai esistiti. Quello a cui ci si riferisce con questa sfilza di post è, in realtà, un pensiero prepolitico. E la lingua che lo veicola, più che una neolingua, è una veterolingua che invece di mirare al progresso vorrebbe farci regredire, riportandoci agli istinti e alle pulsioni primarie. Indietro, o popolo! Dal «Votami perché parlo meglio (e dunque ne so più) di te» si è passati al «Votami perché parlo (male) come te». Come la pubblicità, come la televisione, anche la politica alimenta il narcisismo dei destinatari, i quali - lusingati - preferiscono riflettersi che riflettere. Il meccanismo del ricalco espressivo innesca una continua corsa al ribasso. Un circolo vizioso che toglie al discorso politico qualunque forza propulsiva, qualunque dinamismo. Non una risposta ai bisogni degli italiani, ma pura ecolalia: ripetizione ridondante. Così le parole stanno paralizzando la politica.
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Anno edizione:2019
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MARA CAPORALI 03 dicembre 2017
Un osservatorio sui comportamenti e le attitudini della retorica politica, di ieri e di oggi. Nutro profonde speranze che il prof. Antonelli faccia seguire a questa 'pars destruens' - in cui passa in rassegna gli aspetti linguisticamente più deprecabili della politica italiana, fornendo uno spettro di informazioni di altissimo spessore, alcune delle quali infelicemente collocate nelle note alla fine del volume -, una 'pars costruens' - in cui evidenzi gli esempi positivi, i modelli o quantomeno gli sforzi in una direzione migliorativa che la nostra classe dirigente è o è stata in grado di produrre (citare il vendolese 'non vale' a questo proposito, perché si tratta di una forma estremizzata!).
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