La storia di Cheryl, la protagonista, è da un lato il racconto di un viaggio a piedi attraverso gli Stati Uniti, lungo il sentiero del Pacific Crest Trail, dall’altro è il viaggio interiore che viene compiuto attraverso il prima, il durante ed il dopo del viaggio stesso. Cheryl a ventisei anni si ritrova smarrita nella sua vita di tutti i giorni dopo la perdita della madre, il fallimento (mai davvero definitivo) del suo matrimonio ed alcuni eccessi seguiti a queste esperienze. Anche gli incontri lungo il viaggio saranno occasioni per riflettere su se stessa, o anche solo per condividere un po’ del cammino con qualcun altro.
Ne emerge secondo me un’anti-eroina dei nostri tempi, una ragazza semplice e forse impreparata ad un’impresa del genere, ma che compie un cammino intimo che la porterà a rafforzarsi, in un’esaltazione non tanto delle sue qualità, o dei suoi punti di forza, quanto invece dell’umanità che appare lampante. Scatta così una normale vicinanza alle vicende della protagonista, forse proprio perché i suoi dubbi e le sue debolezze sono quelle che un lettore può sentire più vicini a sé.
Come si può ben intendere, il libro è ovviamente il viaggio più o meno interiore di Cheryl, ma non guastano di sicuro le descrizioni “fotografiche” di paesaggi spettacolari dell’America selvaggia.
