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Anno edizione:
Anno edizione: 2016
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Premi
2015 - EFA - European Film Awards Miglior Attore Caine Michael
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Una pellicola 'facile da realizzare', secondo i canoni di Paolo Sorrentino, e che gli è servita per aprire un nuovo capitolo della sua carriera. Un capitolo seguente il successo mondiale de La Grande Bellezza , film che gli ha permesso di alzare il premio Oscar 2014 in qualità di migliore pellicola straniera. Il risultato di questa seconda prova in lingua inglese e con un soggetto creato nel breve volgere di un solo fine settimana; è un susseguirsi di considerazioni da fine impero e da fine vita. Una serie di sguardi sulle ragioni che possano spingere il singolo a proseguire la propria vita al di la di quello che fa e di quello nel quale crede. Un inno ai punti di vista trasversali come quelli di Fred, apatico ex direttore di orchestra, che fa preoccupare per questo sua figlia Lena. O quelli di Mick, suo amico d’infanzia e ancora desideroso di misurarsi con il suo ennesimo film, che dovrebbe in questo caso rappresentare il suo naturale testamento artistico, oppure quelli di Jimmy Tree, un giovane attore che sta cercando ispirazione soggiornando nel medesimo albergo e trascorrendo il tempo a osservare le mosse di ogni singola persona che incontra. O forse quelli di una coppia apparentemente rodata e che però vede sfumare sotto i propri occhi la loro unione. Michael Caine, Rachel Weisz e Paul Dano riescono a calarsi alla perfezione nei rispettivi ruoli, menzione per Harvey Keitel in grado di offrire al pubblico la figura di un ottantenne speranzoso ma troppo ancorato al proprio passato artistico. Un inno molto minimalista di uno fra gli autori Italiani più internazionali. Impreziosito da una fotografia curata da Luca Bigazzi e pellicola curata in ogni suo dettaglio seppur forse meno efficace di altre alle quali ci ha abituato Sorrentino, ma incapace d'ignorare anche questa volta il lato più profondamente psicologico dei protagonisti e confezionando il tutto alla stregua di un'opera teatrale al centro di un maniero delle Alpi Svizzere.
Sorrentino fa come sempre un ottimo lavoro
Dopo la conquista dell'Oscar Sorrentino era giustamente atteso al varco: questa sua ultima fatica non interrompe il discorso di bellezza intrapreso nel precedente film ( le vedute montane mozzafiato, miss Universo) e ne rafforza la componente contemplativa. Pur mantenendo una certa linearità nel racconto nel film non tutto funziona a dovere, a partire dal notevole dislivello di profondità di scrittura tra i due personaggi principali, con il regista interpretato da Keitel che ne esce penalizzato. Il suo faccia a faccia con l'esuberante e boccaccesca Jane Fonda può valere però da solo la visione del film. Finale sì elegante ma troppo debitore de "Il concerto" di Mihaileanu, la cui forza emotiva era però ben altra cosa.
Recensioni
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