Zoo o lettere non d'amore - Viktor Sklovskij - copertina
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Zoo o lettere non d'amore
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Descrizione


Berlino 1923. Una donna rivolge a un uomo innamoarato il rimprovero più doloroso: "il tuo amore è grande ma non è gioioso" e gli vieta di scriverle d'amore. L'uomo allora comincia a scriverle lettere non d'amore. Questa finzione è il nucleo si "Zoo", romanzo in lettere del fondatore del formalismo russo. Da essa si sivluppa un ininterrotto divagare e vagheggiare intorno a un esilio berlinese, un serraglio di giovani e meno giovani che non sopportano la lontananza dalla patria russa, una comunità riunita in un quartiere a ridosso della città tedesca; da queste due circostanze il titolo: ritratti di artisti, scene di vita, incontri, cose viste e lette; un parlar d'altro fitto di riferimenti e citazioni nascoste, in uno stile ironico e trepidante.

Dettagli

12 aprile 2002
188 p.
9788838917639

Valutazioni e recensioni

  • Mirko Sperlonga
    Esule d’innamor, o Zoo — sul perdono del vuoto autoconsolativo

    Quando un uomo si ritrova esule in una Berlino in crisi, ma al tempo stesso crocevia di avanguardie e di anime erranti, l’amore diventa un collante per manifestare il proprio stato d’impermanenza sociale. In quella città che accoglie ma non appartiene, nel cuore di un’Europa disillusa e febbrile, si apre una frattura: il senso di estraneità dell’esule si fa eco della ferita collettiva del suo tempo ( zoo ). In quel vuoto, in quella sospensione, s’udisce la profondità della perdita. Immagini di un ammutinamento sentimentale. La politica, l’arte, la letteratura — e infine l’aspetto più umano dell’uomo, privato del suo gesto naturale, quello di restituire vita e amore — fanno emergere molto più che un semplice scambio epistolare. Da quella frattura non si intravede solo la lucidità che ne deriva, ma anche il margine dell’ego, il suo svuotamento. È l’immagine di un amore negato, filtrato dall’ironia di chi osserva il proprio naufragio. Nella prefazione si intuisce che Alja — o Alya, nome con cui Viktor Šklovskij maschera la scrittrice reale Elsa Triolet — sia una proiezione del suo stesso confino sentimentale. La società subordina e altera questi stati interiori, impedendo di scendere in profondità, di lasciare che la ferita si rimargini. Etichetta il materialismo e accantona il romanticismo non lirico — quello reale, volto a ristrutturare le basi dell’anima. È interessante osservare come la storicità degli eventi di quel periodo coincida con un intero filone letterario e artistico che cercava, attraverso un linguaggio sperimentale, pungente, latente e ironico, una via di liberazione dall’alienazione. “Non scrivermi più d’amore”: ma quando l’amore viene negato, la ferita chiede di essere espansa e colmata. Lo specchio del sentimentalismo crudo si alimenta qui della perdita, e se ricollocate queste lettere nella nostra contemporaneità, si scopre come quelle stesse tematiche tornino a invadere gli animi dei traumi sociali ancora irrisolti.

  • Vittoria
    lettura complessa, romanzo sperimentale

    Di non facile lettura, libro interessante

Conosci l'autore

Foto di Viktor Sklovskij

Viktor Sklovskij

(Pietroburgo 1893 - Mosca 1984) scrittore e critico sovietico. Fu uno dei più prestigiosi rappresentanti del formalismo, cui diede un contributo fondamentale con il saggio-manifesto L’arte come procedimento (1917) e con numerosi altri scritti teorici, tra cui quelli raccolti in Sulla teoria della prosa (1925) e Materiale e stile in «Guerra e pace» di L.N. Tolstoj (1928). A Šklovskij si deve la messa a punto di alcuni concetti basilari della teoria formalista, come quello della natura puramente convenzionale dell’opera d’arte in quanto somma di «artifici» (cioè delle tecniche deliberatamente usate dall’autore) e quello dello «straniamento» (il processo per cui l’immagine poetica «strania»...

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