Quando un uomo si ritrova esule in una Berlino in crisi, ma al tempo stesso crocevia di avanguardie e di anime erranti, l’amore diventa un collante per manifestare il proprio stato d’impermanenza sociale. In quella città che accoglie ma non appartiene, nel cuore di un’Europa disillusa e febbrile, si apre una frattura: il senso di estraneità dell’esule si fa eco della ferita collettiva del suo tempo ( zoo ). In quel vuoto, in quella sospensione, s’udisce la profondità della perdita. Immagini di un ammutinamento sentimentale. La politica, l’arte, la letteratura — e infine l’aspetto più umano dell’uomo, privato del suo gesto naturale, quello di restituire vita e amore — fanno emergere molto più che un semplice scambio epistolare. Da quella frattura non si intravede solo la lucidità che ne deriva, ma anche il margine dell’ego, il suo svuotamento. È l’immagine di un amore negato, filtrato dall’ironia di chi osserva il proprio naufragio. Nella prefazione si intuisce che Alja — o Alya, nome con cui Viktor Šklovskij maschera la scrittrice reale Elsa Triolet — sia una proiezione del suo stesso confino sentimentale. La società subordina e altera questi stati interiori, impedendo di scendere in profondità, di lasciare che la ferita si rimargini. Etichetta il materialismo e accantona il romanticismo non lirico — quello reale, volto a ristrutturare le basi dell’anima. È interessante osservare come la storicità degli eventi di quel periodo coincida con un intero filone letterario e artistico che cercava, attraverso un linguaggio sperimentale, pungente, latente e ironico, una via di liberazione dall’alienazione. “Non scrivermi più d’amore”: ma quando l’amore viene negato, la ferita chiede di essere espansa e colmata. Lo specchio del sentimentalismo crudo si alimenta qui della perdita, e se ricollocate queste lettere nella nostra contemporaneità, si scopre come quelle stesse tematiche tornino a invadere gli animi dei traumi sociali ancora irrisolti.
Zoo o lettere non d'amore
Berlino 1923. Una donna rivolge a un uomo innamoarato il rimprovero più doloroso: "il tuo amore è grande ma non è gioioso" e gli vieta di scriverle d'amore. L'uomo allora comincia a scriverle lettere non d'amore. Questa finzione è il nucleo si "Zoo", romanzo in lettere del fondatore del formalismo russo. Da essa si sivluppa un ininterrotto divagare e vagheggiare intorno a un esilio berlinese, un serraglio di giovani e meno giovani che non sopportano la lontananza dalla patria russa, una comunità riunita in un quartiere a ridosso della città tedesca; da queste due circostanze il titolo: ritratti di artisti, scene di vita, incontri, cose viste e lette; un parlar d'altro fitto di riferimenti e citazioni nascoste, in uno stile ironico e trepidante.
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Anno edizione:2002
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mirko Sperlonga 16 ottobre 2025Esule d’innamor, o Zoo — sul perdono del vuoto autoconsolativo
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Vittoria 10 ottobre 2024lettura complessa, romanzo sperimentale
Di non facile lettura, libro interessante
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