C'è qualcosa di magico in A Veil of Vines di Tillie Cole. Una magia fatta non di incantesimi, ma di sguardi silenziosi, dita sporche di terra, grappoli d’uva maturi al sole, e cuori che imparano a battere non per dovere, ma per desiderio. È una fiaba moderna, ma senza fate madrine. Solo due anime che si trovano dove meno se lo aspettavano: tra le vigne di un casale umbro, sotto il peso di secoli di nobiltà e aspettative. Caresa Acardi è duchessa di Parma, discendente di una stirpe antichissima, e promessa in sposa a Zeno Savona, erede del potere che conta nel mondo aristocratico italiano. Il loro matrimonio, però, è solo una transazione, un’unione strategica tra due famiglie che dominano il mercato vinicolo come una volta dominavano regni. Caresa ha accettato questa vita, la sua gabbia dorata, con l’eleganza e la compostezza che ci si aspetta da lei. Ma sotto la superficie perfetta, si nasconde una donna che sogna. E poi c'è Achille, il viticoltore. Timido, silenzioso, ruvido. La sua vita è fatta di terra, di mani forti, di fatica, ma anche di un amore profondo e rispettoso per la natura e per ciò che crea. Quando i loro mondi si sfiorano, qualcosa si incrina. E in quella crepa, entra la luce. L'amore che nasce tra lui e Caresa è fatto di piccole cose: una passeggiata tra le viti, un bicchiere condiviso, il suono della voce dell’altro che resta anche quando tutto tace. Un amore che non esplode, ma fiorisce. Lento, profondo, autentico. Tillie Cole ci accompagna in questa storia con una scrittura poetica e intensa, che sa essere struggente senza mai cadere nell’eccesso. Ogni parola è scelta con cura, ogni scena ha il sapore dell’attesa e del rimpianto, come se anche il lettore si ritrovasse prigioniero in quella sottile tensione tra ciò che è giusto fare e ciò che fa battere davvero il cuore. Continua sul blog...
