Premetto che i film d’azione non sono il mio genere. Mi incuriosiva, però, scoprire come protagonista (e non un personaggio secondario, come in certe storie sul crimine organizzato) potesse essere un contabile. In effetti, Christian Wolff è tanto l’uno quanto l’altro, senza alcun dubbio, ma in un modo tutto suo, che Ben Affleck interpreta in maniera assai convincente. Ho passato buona parte della durata della pellicola a pormi una serie di domande. Ad esempio: è il protagonista ad essere affetto dalla Sindrome di Asperger o il fratello? Che ne è di quest’ultimo? E della madre? A chi appartiene la voce con cui Christian chiacchera amabilmente mentre guida? Qualcuna non ha trovato risposta, a conferma di quanto sia articolato l’intreccio narrativo e, di conseguenza, ben fatto il film. Richiede, cioè, un’attenzione evidentemente maggiore di quella che gli ho dedicato io. Prima o poi, se non altro per rimediare, conto di guardarlo di nuovo… Non escludo che alcuni concetti economici su cui si basa l’operazione di “finanza creativa” attorno a cui ruota tutta la storia possano risultare per nulla chiari ai non addetti ai lavori, ma sono convinta che ciò non alteri la comprensione della trama. Entusiasmante il doppio finale a sorpresa: un solo gesto o poche parole possono cambiare per sempre le sorti di un’intera esistenza…
