Un’agile saggio, appassionato e appassionante, che critica in toto la legittimità della democrazia rappresentativa e invita all’astensionismo alle urne e a dedicarsi più attivamente, più direttamente ai progetti della società civile. Affronta in brevi capitoli tutti i principali argomenti, direttamente e senza furberie. Molto ben esposte e argomentate le critiche al parlamentarismo, quali ad esempio: - democrazia e governo della maggioranza non sono la stessa cosa (“la voce della maggioranza non è garanzia di giustizia”, Friedrich Schiller); - il diffuso astensionismo degli ultimi anni fa sì che i governi vengano eletti da una ristretta minoranza di cittadini; - i politici sono quasi tutti di professione e provengono dagli stessi ambienti sociali, il loro obiettivo è restare in carica non fare il bene del Paese (“in politica quel che conta non è tanto di avere belle idee, ma potere. E chi è al potere non sempre è attento alle buone idee, soprattutto se rischiano di limitare il suo potere”); - il parlamentarismo non ha nulla a che vedere con la democrazia ateniese, ma sono stati i sovrani medioevali a creali; - il principio “una persona, un voto” è illusorio: in una società con forti disuguaglianze economiche l’influenza delle persone più ricche ha un peso molto maggiore; - “astenendosi, si evita al contempo di essere politicamente e moralmente responsabili di decisioni e azioni fondamentalmente immorali, se non addirittura riprovevoli e rivoltanti, come la distruzione dell’ambiente, le detenzioni di massa o i massacri militari”. La parte più debole del libro, come al solito, è nella proposta di solide alternative alla democrazia parlamentare. È merito dell’autore non sottrarsi a questa sfida, anzi impegnandosi molto a portare proposte teoriche e esempi pratici. Non mi hanno convinto purtroppo, ma ho apprezzato lo sforzo. Consigliato a tutti: nonostante la tematica, è una lettura molto piacevole.
