Un gentiluomo inglese, George Stransom, dalla vita abitudinaria, elegante e riservata, conduce le sue giornate governate "da un fantasma pallido, da una presenza sovrana e ordinatrice": gli fa compagnia, infatti, solo il ricordo della giovane fidanzata, morta pochi giorni prima delle nozze. "Stransom non era mai stato un uomo di molte passioni, e in tutti quegli anni l'unico sentimento che era andato crescendo dentro di lui era quello del suo lutto". Lentamente, tuttavia, altre presenze di amici o parenti defunti si affiancano all' ombra dell'amata, al punto da spingerlo a volerne onorare la memoria dedicando loro un'intera cappella, acquistata e restaurata a sue spese in una chiesa cattolica. Pur non essendo credente, dedica il suo tempo libero alla meditazione davanti a tante candele o lampade votive, quanti sono i trapassati che ama così onorare. L'unica persona a cui non desidera offrire alcun omaggio è un amico carissimo, da cui aveva ricevuto anni prima un imperdonabile affronto. Dal nulla si concretizza però accanto a Stransom la figura discreta e devota di una donna sconosciuta, che gli si affianca pregando per un suo non dissimulabile dolore privato. Nei due nasce una solidale amicizia, "strana perché tra loro non c'era nulla, nulla se non quel loro scopo unanime e solenne, che da tempo, ormai, era divenuto di una superba normalità". Quando il loro rapporto sembra potersi sviluppare in una relazione sentimentale più coinvolgente e duratura, l'uomo scopre che il defunto cui la signora consacra le sue preghiere è proprio l'amico che l'aveva fatto tanto soffrire. Rifiuta severamente di accogliere questa presenza, che li unisce e divide nello stesso tempo, nella sua cappella, allontanando in tal modo la donna dalla sua vita. Si ritroveranno, infine, proprio in chiesa, prima di una separazione definitiva e crudele. Racconto di atmosfere, costruito con garbo e raffinatezza.
L'altare dei morti
«A poco a poco egli aveva preso l’abitudine di soffermarsi sui suoi morti ad uno ad uno, e piuttosto presto nella vita aveva cominciato a pensare che andasse fatto qualcosa per loro. E loro erano lì, accanto a lui, forti di quell’essenza semplificata, più intensa, di quell’assenza consapevole, di quella pazienza eloquente, così corporei e presenti che pareva avessero soltanto perduto l’uso della parola».
In questo mirabile racconto riaffiora qualcosa che per l’umanità preistorica fu la prima evidenza e per noi è diventato un’eccentricità: il culto dei morti. Soltanto Henry James poteva toccare questo tema involgendolo in un viluppo romanzesco – e di una specie del romanzesco che sino a lui era sfuggita alla presa della letteratura.
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Edizione:3
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Anno edizione:1988
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