Onestamente ritengo che "Arancia meccanica " sia un libro del quale si possa trattare esclusivamente in seguito alla certezza di aver compreso appieno il significato della parola in quanto tale. Burgess infatti utilizza l'espediente della lingua "nadsat" (secondo la trama usata dai giovani per comunicare informalmente) e della narrazione in prima persona proprio per sfruttare al massimo le proprietà del linguaggio, in realtà piuttosto d'immediata comprensione. È nella contrapposizione tra la semplice parola e i complessi dilemmi del libro che la storia riesce a mostrare una distopia nata dalla possibilità di un umano come "arancia meccanica", cioè apparentemente naturale ma in realtà costretto e privo della libertà di scegliere. In questo libro inoltre non è presente una vera e propria distinzione tra bene e male, ma piuttosto tra l'uso di una violenza umana o disumana. Negare il libero arbitrio alla peggiore delle persone puo' essere il rimedio per i suoi mali? O è solo un'egoista soluzione per evitare i difetti della società?
Arancia meccanica
La storia di Alex, della violenza che si porta dentro e di quella del mondo cinico e ottuso che pensa di poterlo curare. Un grande classico contemporaneo, terrificante e meraviglioso. «Per molti versi il libro sono io: perché quello che scriviamo riguarda molto quello che siamo. E il libro rivela una battaglia interiore con questa idea: quella del male. Non solo il male, ma il pericolo di provare a correggerlo. In linea di massima sono molto scettico riguardo all'uso del potere per cambiare gli altri. Alla fine noi, in quanto esseri umani, dobbiamo scendere a patti da soli con il dilemma del bene e del male, di ciò che è giusto e sbagliato, come di qualsiasi altra cosa. Dio non lo farà al posto nostro. Se un Dio c'è, è un Dio sovrumano: a lui poco importa delle motivazioni umane. Anche se al mondo non ci fossero piú esseri umani i principî del bene e del male continuerebbero a esistere. Non credo che tra duemila anni, sempre se esisterà ancora, il mondo sarà meno malvagio, o meno buono. Il conflitto non finisce mai» (Anthony Burgess). Prefazione di Martin Amis. A cura di Andrew Biswell. Completano il volume un glossario, un'appendice di testi inediti dell'autore, alcune pagine annotate del manoscritto originale. Nuova traduzione di Marco Rossari.
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Testo in italiano
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Otto 09 gennaio 2025Per la società
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Fra 07 gennaio 2025Sempre attuale
Questo testo non smette mai di stupire. Sa trattare il tema della violenza come davvero pochi hanno saputo fare (soprattutto ai tempi della sua pubblicazione). Scenari grotteschi e futuristici, che, però, riescono a risultare sempre attuali.
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Sofia 04 gennaio 2025
Bellissima lettura, molto distopica
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